Terzo mandato: ma quando si vota? Il tormentone per la poltronissima regionale Non lo sa neppure lo stesso Zaia. «Non ho ancora capito», ha detto il governatore, «se il mio mandato scade nell’ottobre 2025, o nell’aprile 2026. Nel secondo caso farei in tempo a inaugurare i Giochi Olimpici Invernali. Che soddisfazione»

Infuria come al solito, da settimane, il tormentone del terzo mandato per il governatore del Veneto Luca Zaia, ma in realtà quando saranno queste elezioni? Quando andrà a votare il popolo veneto per il nuovo presidente? Non lo sa neppure lo stesso Zaia che in una recente dichiarazione nel consueto punto stampa a Palazzo Balbi ha ammesso: “Non ho ancora capito se il mio mandato scade nell’ottobre 2025 o nell’aprile 2026. Nel secondo caso farei in tempo a inaugurare i Giochi Olimpici invernali milano-Cortina che ho fortemente voluto e sarebbe una grande soddisfazione”. Bene, allora la considerazione conseguente è che “dieci mesi in politica equivalgono a un’era geologica”. Figurarsi se i mesi dovessero diventare 15 quanta acqua passerebbe sotto i ponti. Ma la grande attenzione è rivolta al Consiglio dei ministri di domani nel quale dovrebbe essere deciso di impugnare l’iniziativa della Campania sul terzo mandato, forzatura voluta dal presidente uscente De Luca del Pd. A quel punto la decisione finale passerebbe alla Corte costituzionale. E a Zaia questa prospettiva non dispiace affatto. perché è costituzionale o no il limite dei due mandati che si applica tra l’altro solo ai presidenti di Regione? «Se il Governo dovesse impugnare la legge della Campania sul terzo mandato -ha detto infatti Zaia- non sarebbe una pietra tombale». Perché, ha proseguito, “a quel punto dovremmo capire cosa dirà la Corte Costituzionale, che potrebbe anche aprire un vaso di Pandora sulla costituzionalità o meno del blocco dei mandati». E allora i giochi sarebbero tutti riaperti. Con la conferma della tesi leghista per cui i cittadini devono poter scegliere chi eleggere, senza limiti di mandati o altri alibi: “Se si adduce il rischio di creare centri di potere su Regioni e grandi Comuni – ha affermato ancora Zaia- questo equivale a dare degli idioti ai cittadini”. E allora “sarebbe più onesto dire: alcuni non riesco a togliermeli dalle scatole e allora difendo il limite dei mandati”. De Luca e Zaia sono quindi accomunati dallo stesso destino, ma il tempo potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Nel caso si dovesse ricorrere alla Consulta, quanto tempo impiegherebbe la Corte costituzionale a dirimere la questione del limite dei mandati? La decisione arriverebbe in tempo utile per il voto regionale, tenendo conto che ci dovrà anche essere il tempo per poter svolgere la campagna elettorale sulla base di questa decisione? Ecco quindi che in questi prossimi dieci mesi che ci separano dla voto sarà una battaglia col coltello tra i denti tra gli alleati del centrodestra. Fratelli d’Italia continua a rivendicare il diritto a guidare il Veneto essendo primo partito, e la Lega ormai il terzo. Ma Zaia ha un consenso personale che da solo può battere tutti.

La Lega corre da sola? Ma Zaia frena. «E’ prematuro parlarne adesso. Va trovata una soluzione rispettosa di tutta la coalizione»

Zaia indossa panni democristiani: «È legittimo che tutti possano avere aspettative e chiedere il Veneto, significa che siamo molto attrattivi per la politica. Ma se qualcuno dovesse imporre un candidato, magari non particolarmente gradito agli elettori, non ci sarebbe la doverosa attenzione ai cittadini. Da un lato è legittimo avanzare pretese, ma dall’altro stiamo parlando di una carica elettiva e quindi non si può giocare a domino a prescindere, ci dev’essere una forma di consenso popolare, un doveroso rispetto per il popolo veneto che non vuole candidati dall’alto». Insomma, sbagliare il candidato può provocare terremoti come già si è visto in altre tornate elettorali. Che la Lega corra da sola è una eventualità sulla quale Zaia frena: “prematuro parlarne adesso, spero si possa trovare una soluzione rispettosa per tutta la coalizione”. E dalla sponda di Fratelli d’Italia arriva il messaggio chiaro e forte del senatore sottosegretario all’Agricoltura e coordinatore veneto De Carlo, pure lui tra i possibili candidati alla presidenza: “Se la Lega strappa in Veneto ci saranno effetti anche nel governo” ha detto a Gazzettino e Foglio. Fratelli d’Italia non governa neppure una Regione del Nord ed è però il primo partito. Una carta pesante sul tavolo delle trattative, ma De Carlo assicura che “quello del “risiko delle Regioni” non è un gioco che mi interessa, preferisco invece ricordare e ribadire come sia alle ultime Europee che alle Politiche Fratelli d’Italia è stato il partito più scelto dai veneti. Un risultato ancora più impreziosito da quei 5 punti percentuali guadagnati tra una consultazione e l’altra”. la Lega potrebbe correre da sola, magari appoggiata da una Lista Zaia e il centrodestra diviso che fine farà? Lo stesso responsabile regionale della Lega, Stefani, non ha escluso questa possibilità…. Ma sullo strappo della lega, De Carlo ha idee precise. “Non credo che sarà possibile. All’interno della coalizione sappiamo che uniti si vince e a ricordarcelo ci sono le esperienze di divisione di Verona e di Vicenza. Credo che di questo sia convinta anche la Lega, che governa con noi a livello nazionale e che sa quanto sarebbe assurdo spaccarsi in un Veneto governato dalla notte dei tempi dal centrodestra”. Ma che una eventuale divisione del centrodestra possa mettere in gioco il centrosinistra è ipotesi molto difficile anche per uno che se ne intende sia di politica che di veneto e di sinistra: “Che ruolo può avere? Nessuno. Può averlo in Comune, se gioca in modo decente. Ci sono carte ottime- ha detto il filosofo in una recente intervista al Corriere-, dopo la catastrofe Brugnaro”. Ma per la regione la partita è tutta del centrodestra anche se nella coalizione “c’è un problema politico interno evidente. Dovranno accordarsi, se lasciare la Regione alla Lega o pensare a un cambiamento. È difficile che Salvini e la Lega, nelle condizioni di oggi, possano garantirsi tutte le posizioni, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, qualcosa devono mollare. Ed è difficile che Salvini molli la Lombardia. Quindi, il problema sarà della Lega del Veneto” è l’analisi di Cacciari. Ma che il centrosinistra possa spuntarla “è impossibile, serve un lavoro di ricostruzione lungo anni per la Regione”. Per cui alla fine i partiti della coalizione Meloni vinceranno? E alla fine troveranno un accordo? “A meno che non succedano casini. Ma la leadership di Meloni è saldissima, ha credibilità e sarà lei a dettare le regole. Anche sulle candidature”.