Terra, l’ unico pianeta abitato? Ma va’ E’ un’idea limitata: è improbabile che non esistano altri sistemi solari simili al nostro

L’idea per cui la Terra sia l’unico pianeta abitato nell’universo è chiaramente limitata, parziale e, dunque, errata, nonché un portato dell’antropocentrismo esteso per buona grazia alle altre creature che abitano su questo particolare corpo celeste. È chiaro per molte ragioni, ma soprattutto e a livello più basso del ragionamento probabilistico, che non è possibile che la nostra sia l’unica forma di vita esistente.
Innanzitutto, è decisamente improbabile che non esistano altri sistemi solari con caratteristiche simili al nostro e che presentano un pianeta che orbita alla distanza adeguata a favorire lo sviluppo della vita organica; ma, in secondo luogo, non è neppure detto che non possano esistere forme di vita che esulano dal modello cui risponde la nostra, ove gli esseri vivono secondo leggi che non conosciamo, o che, poste le quali, non permetterebbero a noi di vivere.
Esistono molte teorie e molti progetti volti a indagare l’esistenza di vita extraterrestre, e non da ora: già Winston Churchill, in un articolo pubblicato postumo, aveva sostenuto con vigore questa possibilità.
Alcuni corollari delle riflessioni sul tema sono interessanti, e primo fra tutti un problema estremamente basilare, legato alla sopravvivenza del genere umano e sollevato ogniqualvolta vengono inviate sonde contenenti messaggi e tentativi di contatto.
Infatti, se una specie extraterrestre fosse tecnologicamente in grado non solo di captare tali messaggi, ma anche di entrare in contatto con noi, questo testimonierebbe di un avanzamento assai superiore al nostro: la storia (terrestre) insegna tristemente che quando una civiltà più avanzata incontra una civiltà meno progredita, per quest’ultima ci sono poche speranze di non essere colonizzata e di sopravvivere.
Molti, dunque, si oppongono a tentativi di contatto come questi, sollevando anche altri problemi: come sarebbe possibile comunicare? Persino tra di loro gli esseri umani che provengono da parti diverse del pianeta non sono in grado di comprendersi, e questo introduce un ulteriore problema: come si porrebbe l’umanità di fronte a una specie del tutto differente, eppure intelligente?
L’umanità esiste come concetto, ma non si può certo dire che questo termine denoti un gruppo coeso: non esistono un’etica e un codice di comportamento condivisi, persino le abitudini più banali sono divergenti.
Al di là dell’innegabile pericolo che un contatto con una specie extraterrestre introdurrebbe, l’interesse più grande che esso potrebbe portare sarebbe, paradossalmente, mettere finalmente gli esseri umani l’uno di fronte all’altro, costruire una coesione così come, storicamente, ogni gruppo si è mostrato coeso in opposizione o reazione a un altro gruppo concorrente.

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