Tenute Salvaterra, sguardo all’ambiente Nata nel 2014 grazie alla visione e alla tenacia di un gruppo di professionisti milanesi

Competenze imprenditoriali che incontrano la conoscenza del territorio e della sua essenza. Questo connubio è nato nel 2014, in una cornice splendida, a Località Cengia, a San Pietro in Cariano. A raccontarci la storia di Tenute SalvaTerra è Luca Maulini, Amministratore delegato della società, accompagnandoci in questo luogo accogliente, curato e ospitale, in una torrida mattina di giugno. L’intervista è stata, quindi, itinerante, e ha integrato il racconto con scorci dell’azienda stessa: dall’entusiasmo dei turisti stranieri che degustano, alla meraviglia della vetrata che offre una vista sui vigneti, per concludere con il tour in cantina, tra le botti e nella sala degustazione sotterranea. Location splendida, selezione di vini curata e variegata, packaging eleganti, buon rapporto qualità/prezzo: questi gli elementi caratteristici della realtà ospitata in questo luogo idilliaco.
Quando e come è nata l’idea di Tenute Salvaterra?
SalvaTerra nasce nel 2014, grazie alla visione e alla tenacia di un gruppo di professionisti milanesi, piccoli imprenditori, avvocati, commercialisti, esperti di finanza, in abbinamento con un produttore locale di vino, radicato sul territorio. Questo gruppo ha messo a disposizione del progetto risorse ed esperienze.
Si è trattata, quindi, di una miscela di queste due competenze: da un lato, la voglia di fare un’operazione di un certo livello, dall’altro la conoscenza del territorio, dei vini e la possibilità di fornire le uve e i vini da territori come questo, l’Alta Valpolicella Classica. Ecco cosa ha portato alla creazione di quest’azienda.
Perché proprio qui?
Questa meravigliosa sede è stata scelta perché storica. In questi spazi troviamo poi gli uffici, una foresteria ed un’ex-limonaia, in cui il vino viene fatto invecchiare, il wine-shop e per finire spazi per l’hospitality ed eventi. La scelta è stata quella di inserire SalvaTerra in un contesto pregiato che favorisse la presa di coscienza del progetto.
Perché il nome “SalvaTerra”?
“SalvaTerra” fu una bellissima intuizione, tanto più che il nome è stato registrato anche come “Save The Land”. Denota la nostra identitaria attenzione per l’ambiente, dall’inizio di questa iniziativa. Stiamo sviluppando una selezione di utilizzo di materiali che siano derivanti dal riciclaggio da materiali biologici.
Quali vini commercializzate?
6 etichette di vini della Valpolicella a cui abbiamo abbinato dei prodotti bianchi e bollicine che potessero completare la gamma: quindi Prosecco, Pinot Grigio e Lugana. Si tratta di vini che hanno una dignità, extra Valpolicella, ma che comunque rappresentano il Veneto.
A quali canali di vendita vi rivolgete?
Tutti, incluso l’online. Abbiamo sviluppato di più il mercato internazionale, ma dal 2019 stiamo cercando di recuperare terreno anche in Italia. Stiamo progettando un’espansione in Italia sia su GDO che Horeca.
Cosa è possibile trovare nei vostri vini?
Qualità, riconoscibilità e piacevolezza.
Con quali parole descriverebbe la filosofia SalvaTerra?
Conoscenza, serietà e disponibilità. Così declinate: “conoscenza” del vino, della zona e sapere come fare un vino di qualità in un territorio vocato. Questa si combina con la “serietà” di offrire in maniera continuativa qualità. Intendiamo, poi, la “disponibilità”, come ospitalità. Abbiamo, infatti, la possibilità di far conoscere i nostri prodotti in questa location, che rappresenta un importante megafono per il nostro brand.
Qual è il vino che meglio rappresenta SalvaTerra?
Senza dubbio l’Amarone Classico, il punto più alto del nostro legame con la Valpolicella e la sua storia.
Cosa vi augurate per il futuro?
Di far apprezzare ad un pubblico sempre più ampio i nostri prodotti e la nostra filosofia di qualità. L’azienda è riuscita, senza avere un heritage storico, a ritagliarsi una presenza importante sui mercati, nonché apprezzamenti, per prezzo e qualità, in linea con i produttori che hanno un nome radicato sul territorio. Stiamo ancora seminando per raccogliere. Abbiamo prestato attenzione alla continuità della qualità, e quindi alla credibilità, che continuiamo a mantenere di anno in anno.

Stefania Tessari