Cento ettari di superficie vitata, 850mila bottiglie prodotte ogni anno, 10 etichette di vini e 3 di distillati.
Sono questi i numeri di un “un sogno condiviso” di nome Tenuta Roveglia, la cui produzione di vino storicamente accertata risale al 1404. Da quattro generazioni questa tenuta di Pozzolengo è amministrata dalla medesima famiglia. A raccontarci l’avvicendarsi di queste generazioni e il loro contributo all’attività della’zienda vinicola è Babettli Azzone, architetto d’interni, proprietaria con le sorelle, e “tuttofare”, come si definisce lei stessa, in Tenuta Roveglia.
La Tenuta ha origini molto antiche… ci racconta?
Esatto, le origini della tenuta risalgono al 1404 quando la famiglia Roveglio acquistò terreni e cascine dal monastero San Salvatore di Brescia. Così nacque il nome.
Quando è nata, però, precisamente l’azienda Tenuta Roveglia?
Questa azienda vinicola è nata all’inizio del secolo quando Federico Zweifel lasciò il suo Cantone natale, Glarus nella Svizzera interna, per andare in cerca di migliori condizioni di lavoro in Italia e comincò a comprare vigneti sul Lago di Garda. Di questa realtà, trasmessa ormai da quattro generazioni, siamo ora proprietarie noi, io assieme alle mie sorelle, Sara e Vanessa.
Cosa accadde quando Federico giunse in Italia?
Si innamorò del Lago di Garda, dove trovò una natura fiorente e terreni che si rivelarono adatti alla coltivazione delle vigne. Fu così che Federico iniziò a comprare terreni e a trasformare quei campi spesso abbandonati, in filari di vigneti. Proseguì, poi, quest’attività il figlio Giusto, mio nonno, iniziando a produrre vino destinato all’inizio solo ad amici e clienti locali.
È poi stato il turno della terza generazione, come avvenne il passaggio di testimone?
Negli anni ’80 quando, mancato mio nonno, mio padre, Giovanni Felice Azzone, professore ordinario di Patologia Generale all’Università di Padova, prese in mano la gestione della Tenuta Roveglia.
La passione per la ricerca di mio padre confluì nell’azienda. A questo si combinò l’esperienza indispensabile di Paolo Fabiani, oggi direttore e prezioso collaboratore del papà fin dall’inizio, che introdusse nuove metodologie e dei più moderni sistemi di vinificazione. Tenuta Roveglia è così diventata un suggestivo esempio di cantina moderna legata alla tradizione.
Cosa è possibile trovare nei vostri vini?
Sono Lugana, quindi: freschezza, mineralità e una buona struttura.
Qual è il vino maggiormente rappresentativo della vostra azienda?
Il nostro “cavallo di battaglia” è “Limne”. È un vino 100% turbiana in purezza che fa fermentazione in acciaio. Ha spiccato carattere, finezza e persistenza gustativa, un grande corpo, un profumo delicato ed un bouquet complesso e raffinato.
Quali sono gli elementi che vi contraddistinguono?
Sono certamente tre: l’origine svizzera, il lavoro di squadra creato da mio padre, uno scienziato, e da Paolo Fabiani, nostro direttore, e l’unione di tre sorelle che adesso portano avanti la Tenuta.
Progetti per il futuro? Cosa vi augurate?
Che questo 2022 passi velocemente… per tanti motivi. Mio padre è mancato a gennaio dopo una lunga malattia. Stiamo mettendo a posto il nostro archivio storico con bottiglia che risalgono al 1988 (prima etichetta). La sala risale al 1600 e ci prepariamo a proporre delle verticali che faranno vedere come il Lugana “splende” nel tempo.
Siete presenti sui social? Che valore date a questo mezzo?
Siamo presenti su Instagram e Facebook. Sono strumenti fondamentali per “dialogare” con i nostri Luganalover.
Tre parole per descrivere la filosofia dell’azienda?
Squadra, innovazione e famiglia.
Stefania Tessari