Utilizzare gli strumenti normativi già esistenti per garantire flessibilità organizzativa al comparto, senza intervenire sull’aumento delle licenze. È in estrema sintesi questo il nodo del dialogo che i tassisti veronesi intendono portare davanti al Comune di Verona. Il problema noto è quello dei picchi di richieste che arrivano dall’utenza in particolare nei momenti di maggiore flusso in città, ossia a ridosso di tutti i grandi eventi e nell’alta stagione del turismo enoculturale.
Attualmente sono in corso i primi confronti tra le diverse sigle in cui si riconosce il settore, con CNA Taxi in prima linea. Da parte degli operatori c’è massima disponibilità a garantire i migliori standard di servizio, anche in termini di adeguamento al fabbisogno. Ma attraverso una soluzione che escluda il ritocco al numero dei mezzi in circolazione.
«Noi siamo a tutti gli effetti imprese private che effettuano un servizio pubblico – spiega Daniela Campostrini, presidente regionale CNA Taxi – e come per qualsiasi altro comparto produttivo, il nostro scopo è far lavorare il più possibile i nostri mezzi. Esiste una legge, la legge 12 del 2019, che toglie tutti i limiti seconda guida indicando proprio la possibilità di integrare nella licenza personale anche una figura di supporto, per una copertura oraria integrativa a quella normalmente riconosciuta al singolo tassista nel rispetto del rapporto tra orari di guida e riposo. E sebbene le sensibilità in questo momento siano ancora differenti, è da questo tema che si dovrebbe partire per un vero riadeguamento del servizio».
Da tempo l’associazione lavora sul territorio per promuovere un approccio al tema con una visione di livello regionale, tanto che sono già diversi i tavoli di confronto utili a fornire lo spunto per replicare modelli di successo.
“I picchi di fabbisogno sono in parte ciclici e in parte imprevedibili – prosegue Campostrini –, e il rischio è di avere tanti mezzi vuoti nei periodi di bassa domanda’’.