Tanti interrogativi in Presa Diretta. Rai 3 ha riacceso i riflettori sulla morte di Moussa Diarra Le falle del sistema organizzativo degli immigrati e la mancata assistenza. Padovani attacca

Una intensa puntata di Presa Diretta ieri sera su RaiTre ha riacceso i riflettori con una lunga inchiesta sulla morte di Moussa Diarra, giovane maliano di 26 anni ucciso davanti alla stazione il 20 ottobre 2024 da un colpo di pistola esploso da un poliziotto della Polfer che si sentiva minacciato dal ragazzo che impugnava un coltello. Insomma, si invoca la legittima difesa. Una tragedia sulla quale non è stata ancora fatta piena luce e che ha portato a galla le molte falle del sistema organizzativo degli immigrati, la mancanza di assistenza (Moussa era in profondo stato di esaurimento, dicono i testimoni) , la giungla burocratica, la carenze della sicurezza. E’ emerso come il permesso di soggiorno finalmente consegnato a Moussa fosse in realtà già scaduto e quindi da rifare; è stato ribadito che i primi a intercettare Moussa in stato di profonda alterazione (ma non sotto effetto di droghe o alcol come confermato dagli esami tossicologici) quella mattina all’alba sia stata una pattuglia della polizia locale che si è allontanata e così via. Tutto materiale ancora secretato, ma che le ricostruzioni siano da chiarire lo confermano anche i due comunicati emessi dalla Procura della Repubblica subito dopo la tragedia in cui prima si afferma una certa versione con tanto di telecamere funzionanti salvo poi con un secondo comunicato correggere il tiro e ammettere che le telecamere davanti alla stazione non erano accese. Insomma, c’è molto da chiarire ancora come ha dichiarato l’avvocato Anselmo a Riccardo Iacona. Ma che il caso Moussa sia ancora una ferita aperta per la società civile e politica di Verona lo confermano le prese di posizione arrivate dopo la trasmissione. Secondo il parlamentare Marco Padovani di Fratelli d’Italia “La trasmissione “Presa Diretta” andata in onda ieri sera (6 aprile 2025) su Rai 3 ha offerto purtroppo una pessima vetrina per la città di Verona. Le telecamere nazionali hanno mostrato un quadro sconfortante: degrado, abbandono, povertà e microcriminalità diffusa nei pressi della Stazione e in altri quartieri sensibili. Un’immagine che offende la dignità di una città che meriterebbe ben altro”. E’ emersa una situazione comune a molte altre città d’Italia che sul fronte dell’immigrazione si ritrovano con paralisi burocratica, (mesi e mesi per avere un appuntamento per i permessi), sicurezza insufficiente, mancanza di sbocchi lavorativi, assenza di alternative per dare un futuro a giovani stranieri che vogliono integrarsi, assistenza lasciata a volontari, conseguente occupazione di case e spazi autogestiti. Ed è scontato che parta la polemica politica. “Ma ciò che più colpisce è il paradosso politico: a denunciare questa situazione -evidenzia Padovani- è stata proprio Paratodos, associazione notoriamente vicina all’amministrazione Tommasi, che l’ha sostenuta in campagna elettorale e ne ha spesso condiviso le battaglie ideologiche. Oggi la stessa associazione denuncia pubblicamente quello che noi di Fratelli d’Italia denunciamo da un paio d’anni: che a Verona si predica accoglienza e inclusione, ma si amministra con superficialità e slogan”. Secondo il parlamentare di Fratelli d’Italia, “la realtà è che questa amministrazione ha fallito su tutta la linea. Ha promesso una città più inclusiva, ma ha finito per lasciarla più sola, più sporca, più insicura. Ha preferito organizzare cene istituzionali per celebrare il Ramadan, settimane ideologiche, manifestazioni arcobaleno, dimenticandosi completamente dei problemi concreti: la sicurezza, il decoro, la vivibilità. E ora, persino chi l’ha sostenuta in campagna elettorale, ne prende pubblicamente le distanze”. MB