Il progetto Orchestra, coordinato dall’Università di Verona e finanziato con fondi europei del programma Horizon 2020, pubblica sulla prestigiosa rivista eClinical Medicine i risultati di uno studio di coorte che ha seguito per 12 mesi 1800 pazienti per comprendere le cause e le manifestazioni cliniche della sindrome cosiddetta “long Covid”.
Lo studio, utilizzando tecniche di analisi statistica molto avanzate quali l’analisi fattoriale e il machine learning, propone una nuova definizione di long Covid, basata sull’associazione dei sintomi e sull’impatto sulla qualità della vita dei pazienti a 12 mesi dalla infezione acuta. La definizione utilizzata fino ad oggi è quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si basa sulla nuova comparsa di sintomi a distanza di circa tre mesi da un’infezione acuta da Sars-CoV-2, che possono essere persistenti, fluttuanti o recidivanti, e che non possono essere spiegati con una diagnosi alterativa.
Ad oggi sono stati descritti più di 200 sintomi attribuibili al long Covid, i più comuni dei quali risultano essere l’astenia, i dolori muscoloscheletrici, i deficit della concentrazione e della memoria a breve termine e i disturbi respiratori.
La natura aspecifica della sintomatologia comporta una limitazione sostanziale della possibilità di condurre studi con lo scopo di migliorare la gestione clinica dei pazienti con long Covid e sviluppare nuovi farmaci.
Nel progetto Orchestra (Connecting european cohorts to increase common and effective response to Sars-CoV-2 pandemic) è stato svolto uno studio in cui sono stati arruolati pazienti affetti da Sars-CoV-2 seguiti con visite cliniche e prelievi di laboratorio a 3, 6 e 12 mesi dalla diagnosi.
Sono state valutate le caratteristiche cliniche e biochimiche, la risposta degli anticorpi, le varianti virali di interesse e la qualità della vita fisica e mentale dei pazienti.
L’obiettivo principale è stato identificare i fattori di rischio e protettivi per l’insorgenza della sindrome long Covid in base alle caratteristiche del paziente e delle comorbidità, alla gravità della malattia Covid, al trattamento e allo stato di vaccinazione.
I risultati dello studio mettono in luce nuove evidenze che permettono di affermare che la sindrome long Covid può essere classificata in base alla combinazione di sintomi, con un diverso impatto sulla qualità della vita fisica e mentale e differenti meccanismi patogenetici. Questi risultati possono contribuire alla progettazione di studi sulla patogenesi e alla selezione di pazienti ad alto rischio per includerli in studi clinici di nuovi farmaci per la cura del long Covid. Inoltre, potrebbero supportare campagne di sensibilizzazione e orientare le politiche sanitarie per il controllo del Covid.
La coordinatrice del progetto Evelina Tacconelli sottolinea che i risultati hanno permesso l’identificazione di un long Covid grave che, a 12 mesi dalla infezione da Sars-CoV-2 vede la persistenza di sintomi respiratori associati ad astenia e dolore cronico. Come dimostrato da questionari specifici, la qualità di vita di questi pazienti è devastata. Le donne purtroppo hanno un rischio 3 volte maggiore degli uomini di long Covid grave. Essere stati vaccinati riduce il rischio di affaticamento e dolore.
“Il progetto Orchestra – sottolinea il rettore dell’Università di Verona Pierfrancesco Nocini – dimostra il ruolo centrale della ricerca e delle Università in tutte le situazioni in cui una patologia è ancora ignota e in fase di definizione”.
La dottoressa Elisa Gentilotti, tra i principali autori dello studio, conclude che “l’individuazione precoce dei pazienti a rischio di sviluppare forme gravi di long Covid può facilitare e supportare lo sviluppo di nuovi farmaci efficaci”.