Sotto la pioggia, con una temperatura non proprio primaverile, gli studenti universitari dormono e vivono in tenda accanto alla mensa di San Francesco, dietro al Polo Zanotto per protestare contro il caro affitti che impedisce loro di vivere dignitosamente la città in cui studiano e magari un domani potranno lavorare. Venerdì la ministra per l’Università e la Ricerca Anna Maria Bernini, senatrice di Forza Italia dovrebbe essere al Polo Zanotto per l’inaugurazione dell’Anno accademico, invitata dal rettore Pierfrancesco Nocini. Da lei i ragazzi e le ragazze si aspettano risposte concrete per il diritto allo studio e i servizi agli studenti. Risposte, come vedremo nelle pagine successive, che la ministra ha già iniziato a dare con un decreto che attinge fondi dal Pnrr per le residenze destinate agli studenti ed è rivolto a privati e pubbliche amministrazioni.
Ma lei non ci sarà. Da quanto risulta alla Cronaca di Verona manderà solo un video mesaggio. Un’occasione perduta per un confronto con gli studenti e con le autorità accademiche e i vertici dell’Esu.
E in questi giorni è tutta una sfilata di politici e amministratori pubblici per farsi un selfie con gli studenti universitari: dopo anni in cui la loro presenza è stata ignorata si cerca di correre ai ripari con promesse di difficile realizzazione, che per essere portate a termine dovevano essere messe in cantiere anni fa.
Oggi l’ateneo ha 28 mila iscritti, l’offerta alloggi di Esu arriva sì e no a 450 posti per chi ha i requisiti, tutti gli altri che hanno necessità devono rivolgersi al libero mercato pagando 480 euro per una stanza quando va bene. Ci sono al momento alcune iniziative di Comune e Fondazione Cariverona per recuperare alcuni alloggi a Veronetta ma si tratta di poche unità non in grado di spostare in modo significativo la situazione.
Per contro vengono rilanciate ipotesi di difficile realizzazione come il recupero dell’ex Campone, che è vincolato e non modificabile internamente per cui si tratterebbe di riutilizzare le celle di una volta. Ci sono proposte di operatori privati esteri che sono in grado di realizzare studentati chiavi in mano ma dove collocarli lo vogliono decidere loro e spesso le posizioni scelte non sono utili.
“Mancano tanti alloggi ma anche un trasporto pubblico universitario”
Per esempio uno studentato alle ex Cartiere di Basso Acquar serve il polo di Veronetta o quello di Borgo Roma? Mah…
C’è poi il fronte delle caserme vuote, a cominciare dalla caserma Trainotti, l’ex Distretto militare in via XX Settembre che potrebbe diventare rapidamente uno studentato.
Per la caserma serve un accordo tra Comune e amministrazione militare o Demanio così come per altri edifici vuoti che a Verona non mancano e alcuni sono già direttamente di proprietà comunale.
E poi c’è il progetto dell’Esu che ha tre milioni di euro fermi per sistemare l’ex convento di via Nicola Mazza dove ricavare oltre un centinaio di posti letto che servirebbero per calmierare il mercato degli affitti studenteschi. Ma è bloccato dalla burocrazia e il presidente dell’Esu Claudio Valente proprio dalla ministra Bernini vorrebbe avere il via libera.
Ma la ministra, nonostante gli inviti e le rassicurazioni del rettore Nocini che pure lui avrebbe tante cose da proporre alla Bernini, sarà in collegamento via Skype o simili strumenti. Si riuscirà ad avere un confronto vero?
Ma tutto dipende dal Governo? Siamo sicuri che a livello locale e regionale non si possa già fare qualcosa di concreto?
La necessità effettiva di alloggi che diventa anche un problema di scelte urbanistiche da parte dell’amministrazione comunale.
Ma gli studenti che sono in tenda che cosa dicono? Non c’è solo una carenza di alloggi, sono i servizi che in questa città sono insufficienti per gli studenti che vogliono vivere Verona durante la settimana.
“Siamo ormai a 30 mila iscrizioni e non c’è stato un adeguamento dei servizi del diritto allo studio che possano tutelarci sulla residenzialità”, spiegano Laura Bergamin e Giulia Impegnatiello coordinatrice e responsabile della comunicazione davanti alle loro tende.
“Il prezzo medio di una stanza in affitto è di 480 euro, in un anno c’è stato un aumento del 15% e le residenze pubbliche hanno disponibilità inadeguate: 438 posti letto a fronte di migliaia di studenti fuori sede”.
La richiesta degli studenti è precisa: “Vogliamo la residenza nella caserma Trainotti di via XX settembre, struttura inutilizzata e vicinissima alla Santa Marta, di proprietà del ministero della Difesa. Avrebbe tutti i requisiti per diventare uno studentato”. Inoltre serve “un impegno pubblico, un tavolo di discussione con le istituzioni per riconvertire gli immobili inutilizzati de Demanio: la residenzialità fa parte delle responsabilità della Regione che si è dimostrata inadeguata ad affrontare la crisi abitative”.
Il ministero, con decreto della stessa Bernini ha messo a disposizione 660 milioni del Pnrr “ma non sono fondi aggiuntivi perché già previsti nel 2022. Inoltre andranno in mano a privati che dovranno garantire solo un 15% di sconto rispetto al canone di mercato”.
Ma non c’è solo il problema degli alloggi: “C’è una carenza effettiva del trasporto pubblico, non c’è un collegamento tra il polo di Veronetta e quello di Borgo Roma. Verona si interfaccia con i turisti ma non con gli studenti che vivono qui e vogliono vivere la città”.
Ex caserme e alloggi sfitti ecco le ipotesi possibili
“Non vogliamo solo dormire qui, ma vivere Verona perché non sia una città di passaggio. A noi dispiace”, dicono Laura e Giulia “ fare a meno delle opportunità della città, ma anche la città ci rimette perché fa a meno di noi. Non abbiamo spazi di aggregazione, non ci sono comunicazioni, facciamo fatica a fare comunità universitaria e dobbiamo trovarci nei bar di Veronetta”.
OSTELLI E AFFITTI. Anche per lo studentato, ragazzi e ragazze hanno idee ben chiare. Puntano su immobili dismessi ed ex caserme “perché le iniziative di studentati-ostelli costruiti dai grandi gruppi privati, spesso stranieri, in realtà puntano a residenze medio alte i cui canoni sono elevati e rovinano il mercato degli affitti tradizionali”.
Dagli studenti, in questa continua passerella con visite spot sono andati un po’ tutti, anche gli assessori Jacopo Buffolo e la vicesindaca Barbara Bissoli: “Tutte le istituzioni devono fare la loro parte per risolvere un problema che si trascina da anni. In passato non sono state fatte politiche in grado di programmare interventi in favore della residenzialità studentesca” ha detto Buffolo. “Oggi l’Amministrazione sta lavorando insieme alle altre istituzioni cittadine interessate per portare avanti progettualità in grado di dare le risposte attese dagli studenti. Quello che ragazzi e ragazze lamentano con questa protesta è un problema reale a cui si deve trovare soluzione”.
BISSOLI. Proposte concrete, assicura Bissoli, sarebbero allo studio: “Riteniamo che vi sia una palese carenza di alloggi, una situazione che deve essere colmata sia con una pianificazione urbanistica precisa che con una sollecitazione di istituzioni ed enti privati e pubblici che abbiamo edifici da riqualificare, perché almeno una parte venga destinato ad alloggi per lo studentato”.
Lo scorso marzo l’Amministrazione, ricorda Bissoli, ha promosso attraverso una riconversione d’uso, la realizzazione di nuovi alloggi per studenti nel Palazzo Campagna Carminati in vicolo Oratorio 3, nel quartiere Filippini, già di proprietà dell’Istituto Sorelle della Misericordia: da struttura per anziani è diventata abitazione per studenti iscritti all’Università di Verona.
AGEC. Ma si può fare di più attingendo al patrimonio Agec che ha quasi 600 appartamenti sfitti da sistemare? Franco Bonfante e Alessia Rotta segretari provinciale e comunale del Pd, “propongono la costituzione urgente di un tavolo tecnico/politico in cui siano rappresentanti tutti i soggetti interessati: Amministrazione Comunale e Provinciale, Agec e Ater, Università di Verona, Fondazione Cariverona e la stessa Ance. Due gli obiettivi: individuare un centinaio di alloggi attualmente sfitti, prendendoli ad esempio tra quelli dell’Agec, da ristrutturare con fondi regionali o ministeriali per destinarli a canone calmierato a studenti, anche attraverso un accordo di programma con la Regione. Con gli introiti dei canoni agevolati pagati dagli studenti, si crei un fondo di rotazione per l’acquisto o la ristrutturazione di ulteriori alloggi. Secondo, individuare gli immobili e le risorse da destinare ad un Piano Casa che possa risolvere le necessità abitative dei giovani che intendono stabilirsi in città per studio o lavoro e delle giovani famiglie”.
Un decreto da 660 milioni per 15-20mila posti letto
Ma cosa potrà dire la ministra dell’Università Anna Maria Bernini venerdì con il suo video messaggio al Polo Zanotto per l’inaugurazione dell’Anno accademico?
Lo anticipa il deputato di Forza Italia Flavio Tosi, vicepresidente della commissione trasporti: “Dopo anni di mancate politiche dei governi del Pd, il Ministro Bernini dà una risposta concreta al problema dei posti letto per gli studenti universitari fuori sede grazie al decreto che prevede un bando con fondi del Pnrr da 660 milioni di euro che si traduce entro il 2026 in 15-20 mila posti letto per gli universitari firmato venerdì scorso dal ministro Annamaria Bernini”.
Un provvedimento che stanzia risorse per enti prettamente pubblici, ma anche privati, i quali si dovranno impegnare per 12 anni a impiegare queste risorse solo per la realizzazione e gestione di studentati, cioè per quel periodo vincolato non potranno fare lucro sugli immobili assegnati. Immobili che, attraverso un canone concordato con lo Stato finanziatore, dovranno inoltre essere destinati prioritariamente agli studenti capaci e meritevoli anche se privi di mezzi.
“Il criterio di assegnazione – riprende Tosi – tiene conto quindi del merito e della capacità reddituale, perciò i posti letto andranno assegnati in primo luogo a chi ha ottimi voti e bassa capacità economica familiare. In ogni altro caso varrà giustamente il criterio del merito. Una condizione di equità e giustizia trattandosi di soldi pubblici. Bene anche il vincolo di 12 anni alla destinazione universitaria per evitare speculazioni. La mancanza di alloggi accessibili per gli studenti effettivamente c’è, ma il Pd che ora cavalca la protesta nei suoi governi non ha fatto nulla. Se pensiamo che attualmente i posti letto messi a disposizione degli enti pubblici sono nell’ordine di qualche migliaio, realizzarne entro tre anni dai 15 ai 20 mila è una risposta davvero importante”.
Tuttavia l’emendamento che avrebbe dovuto consentire di destinare questi 660 milioni di euro a sostegno degli studenti, è stato ritirato in Parlamento durante la seduta congiunta delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera. Dovrebbe, spiegano fonti della maggioranza, confluire in un successivo provvedimento per evitare rischi di inammissibilità.
Ma cosa dice il testo del provvedimento firmato Bernini? Le manifestazioni di interesse per edifici da destinare a studentato possono essere fatte da pubblica amministrazione come da privati: Amministrazioni dello Stato; Regioni e Enti locali; Enti pubblici economici e no; Società di Gestione del Risparmio: società a prevalente partecipazione pubblica; istituzioni universitarie statali e non statali legalmente riconosciute; enti regionali per il diritto allo studio e così via.
Gli immobili devono avere precisi requisiti, dice il decreto ministeriale.
Posti letto entro il 2026, ecco le regole. Gli immobili da trasformare in studentato devono avere dei precisi requisiti
In particolare, dice il decreto, devono essere nella piena ed esclusiva disponibilità attuale dei soggetti che presentano la richiesta di accedere al bando, ovvero, sono state avviate procedure di cessione della disponibilità coerenti con la finalità di residenzialità universitaria nei termini compatibili con la messa a disposizione delle stesse entro il 31 maggio 2026.
Devono poi poter essere tempestivamente trasferiti, dai soggetti proponenti al soggetto attuatore; devono consistere in un fabbricato cielo-terra o porzione di fabbricato o unità immobiliare, con destinazione urbanistica coerente con le finalità dell’intervento, ovvero con possibilità di cambio di destinazione d’uso nei tempi compatibili con la finalità di messa a disposizione dei posti letto entro il 31 maggio 2026;
devono essere situati all’interno o in prossimità del territorio di comuni che
ospitano sedi di una o più istituzioni universitarie statali e non statali, legalmente riconosciute, ivi compresi gli istituti superiori ad ordinamento speciale e le istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, anche non statali, che devono risultare agevolmente raggiungibili; devono permettere la realizzazione di alloggi o residenze universitarie per studenti delle istituzioni della formazione superiore per un numero di posti letto non inferiore a 20 (venti) unità, in coerenza con gli standard minimi qualitativi con modalità e tempistiche compatibili con l’assegnazione dei medesimi alloggi agli studenti al più tardi entro il 31 maggio 2026.
Perché non copiamo dagli olandesi? Una container city solo per studenti
Tra le nazioni, in Europa, più sensibili al problema della temporaneità nella produzione edilizia, figura certamente l’Olanda, paese in cui i valori ambientali sono stabilmente incorporati nel sistema urbanistico, tra i più efficiente al mondo. Negli ultimi dieci anni sono stati realizzati alcuni interventi edilizi che adottano unità abitative ricavate da container o da strutture modulari temporanee; edifici, come quelli di Amsterdam, con alloggi cherispondono ad esigenze momentanee e di breve durata e che da anni svolgono egregiamente la propria funzione, soddisfano i loro utenti e sono inseriti nella forma della città, in simbiosi con la città tradizionale. Riqualificate aree un tempo luoghi marginali. Così Keetwonen è la più grande container city del mondo.