Stress: è proprio lui il male del secolo Secondo l’OMS sì, in quanto sperimentarlo può compromettere la salute psicofisica

Lo stress è considerato a oggi una malattia epidemica, si stima che in Italia ne soffrano nove persone su dieci, negli Stati Uniti il 40% della popolazione ammette di sentirsi più stressata rispetto l’anno precedente. Lo stress è un fenomeno tipico della società occidentale moderna, divenuta nel tempo competitiva, frenetica e portata alla continua “mentalizzazione”. Secondo l’OMS è lo stress il male del secolo, in quanto sperimentarlo può compromettere, anche gravemente, la salute psicofisica del soggetto. Lo stress è definito come “uno stato di tensione dell’organismo, in cui vengono attivate delle difese per far fronte a una situazione di minaccia” (Trombini 1982). Lo stress può essere’ “acuto” quando si riferisce a situazioni di carattere intenso ma transitorie, o “cronico” nel caso in cui la condizione di tensione si protragga nel tempo usurando la capacità di adattamento e di resistenza dell’individuo. Lo stress può essere positivo “eustress”, se si manifesta in occasione di esperienze costruttive, o negativo “distress”, se diviene fonte di sofferenza portando il soggetto ad assumere atteggiamenti difensivi, fino a sfociare in malattia. H. Seyle, descrisse i correlati fisio-comportamentali dello stress arrivando a formulare la prima teoria sulla relazione stress-malattia. Definì lo stress: “una risposta non specifica dell’organismo a ogni richiesta di cambiamento” e introdusse il concetto di GAS (Sindrome Generale di Adattamento) cioè una risposta biologica a uno stimolo nocivo con un significato di adattamento. La reazione può evolvere in patologia se lo stress percepito è troppo intenso e/o prolungato. In generale, un evento diventa traumatico quando supera le capacità della persona di reagire ad esso (Nunberg 1959). Il significato “stressante” degli eventi non si può considerare a priori e in senso assoluto, perchè è correlato a come viene percepito e affrontato. Un evento può essere occasione di “esperienza” e “accrescimento”, come di “squilibrio” e “malattia”. E’ importante a tal fine considerare la durata, la pericolosità e l’intensità dell’evento, così come le risorse dell’individuo di organizzare una reazione adeguata. Una risposta di lotta e fuga, rispetto a una di rinuncia e condanna, si è rivelata più efficace contro lo sviluppo della malattia e più produttiva per favorire una guarigione. Si è osservato, in coloro che si abbandonano alla sconfitta, un’elevata insorgenza di patologie. I “sintomi” o “segnali di allarme” fisici più comuni sono: cefalea, dolori articolari, costrizione al petto, rialzo pressorio, bruxismo, disturbi gastrointestinali, alterazioni del metabolismo, disturbi del sonno, depressione del sistema immunitari; a livello psichico: difficoltà a concentrarsi, ansia, flessione del tono, attacchi di panico. In caso di stress intenso si può sviluppare un “disturbo acuto da stress”, oppure il disagio può essere differito nel tempo e soggetto a ripetizione dando luogo ad un “disturbo post-traumatico da stress”. Per affrontare gli effetti dello stress esistono svariate terapie complementari. Per ogni individuo ci possono essere indicazioni diverse, risultando pertanto indicata una valutazione psicosomatica al fine di mettere in atto quanto più utile ed efficace per il soggetto, con psicoterapia abbinata a tecniche antistress e di meditazione.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta