Oramai più di dieci giorni fa abbiamo spostato le lancette del nostro orologio un’ora indietro, con la beatitudine di poter dormire un po’ di più. Se sarà l’ultima volta che lo faremo non lo sappiamo: è infatti ancora al vaglio della Commissione Europea la proposta di abolizione. Ma al di là della gioia di poter dormire un’ora in più (o della disperazione di sacrificarne una), vi sono numerosi effetti che il cambio dell’ora ha sul nostro organismo. Introdotta dalla II metà degli anni Sessanta come strategia di risparmio energetico, l’impatto che questo gesto tanto concreto ha su di noi non è banale. Studi rilevano una diminuzione della qualità del sonno che accusiamo non solo il giorno stesso del cambio, ma anche in quelli successivi. Questo avviene soprattutto a causa di una minor esposizione alla luce del sole che, di conseguenza, ci rende il risveglio più difficoltoso del solito. Questo effetto è confermato e si rende evidente anche per una diminuzione della concentrazione: nei giorni che seguono il cambio dell’ora, si rileva, durante l’orario lavorativo, un aumento del tempo trascorso a navigare su internet, non tanto per motivi lavorativi quanto per distrazione. Un’altra conseguenza, che deriva verosimilmente dalla somma delle precedenti, è l’aumento di incidenti il lunedì dopo aver spostato le lancette dell’orologio. Non tutti i mali vengono per nuocere! Nel caso in cui si opterà per l’abolizione, tale decisione eliminerà alcune cause di stress alle quali probabilmente non avevamo mai dato particolare peso.