“Non è stato il Coragen ad avvelenare la fauna selvatica a Gazzo Veronese”.
Il 18 gennaio scorso un agricoltore, residente in provincia di Mantova, aveva sparpagliato un ingente quantitativo di mais avvelenato sui propri campi per uccidere le nutrie, ma il pesticida usato aveva provocato la morte di decine di altri esemplari di fauna selvatica, alcuni appartenenti anche a specie particolarmente protette. Poiché la zona risulta adiacente all’Oasi naturalistica del Busatello e lontana da qualsiasi via di comunicazione, anche ciclopedonale, il danno ambientale sarebbe potuto essere ancora più grave. Il fatto non ha avuto conseguenze peggiori grazie ad alcuni cacciatori dell’ambito territoriale 5 che, imbattutisi nelle carcasse, avevano subito dato l’allarme e collaborato con la Polizia Provinciale e la Protezione civile per la bonifica dell’area.
L’agricoltore aveva affermato di aver avvelenato il mais con il pesticida Coragen + Avaunt, che utilizzava per le viti e di cui aveva consegnato un flacone quasi vuoto. Dopo un’attenta valutazione era apparso poco probabile che quello fosse il pesticida utilizzato, perché troppo costoso e di colore biancastro, mentre il mais rinvenuto nei campi si presentava di un colore verdastro. I risultati delle analisi sui campioni di mais e sulle carcasse degli animali, eseguite dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie di Verona, hanno ora evidenziato che il principio attivo del prodotto utilizzato è l’oxamyl e che questo risulta assente nel pesticida Coragen+Avaunt”.
Così Anna Maggio, Comandante della Polizia Provinciale, ha comunicato l’esito delle indagini sulla strage di animali avvenuta a Gazzo qualche settimana fa.
IL FATTO. In un’area agricola tra le località di Coazze e Ronchetrin a Gazzo Veronese, in provincia di Verona, un agricoltore aveva sparso una enorme quantità di mais avvelenato, probabilmente con l’obiettivo di uccidere le nutrie.
La presenza di una tale disponibilità di cibo, in un periodo difficile come quello invernale, ha però attratto numerose specie animali che, dopo averlo ingerito, hanno inesorabilmente perso la vita.
Il personale intervenuto sul posto aveva rinvenuto decine di carcasse tra cui lepri, volpi, fagiani, anatre, oche, aironi, pesci e ha rilevato come il mais avvelenato sia presente in un’area molto estesa (circa due ettari) rendendo difficile la completa bonifica.
IL LUOGO. Il luogo si trova poco distante dall’area protetta Palude del Busatello (una ZPS, Zona di Protezione Speciale) e vi era un concreto rischio che il veleno, ingerito da diversi animali, potesse entrare nella catena alimentare avvelenando i predatori e gli animali che si nutrono di carcasse, come rapaci e corvi. L’agricoltore era stato denunciato per avvelenamento e disastro ambientale.