Dall’introduzione delle sanzioni contro Vladimir Putin – il dato, fornito da Confindustria Russia, è aggiornato allo scorso autunno – gli esportatori italiani hanno perso complessivamente 7 milioni al giorno. L’embargo alla Russia, lo ricordiamo, è stato imposto dall’Unione Europea e avvallato dagli Stati Uniti a seguito dell’annessione della Crimea da parte di Mosca, avvenuta il 16 marzo 2014 con un referendum col quale il 97,3% dei cittadini ha deciso di affrancarsi dall’Ucraina, ma che Bruxelles continua a considerare illegittimo. Da sei anni l’Ue ha imposto alla Russia, e di conseguenza alle imprese del continente, limitazioni nel trasporto delle merci, scambi commerciali a prezzi maggiorati, ha isolato la Repubblica autonoma di Crimea – penisola strategica dal punto di vista geopolitico, commerciale e turistico – tentando in ogni modo di ostacolarne lo sviluppo.
L’OCCASIONE GIUSTA
Il Consiglio Ue, l’anno scorso, ha deciso di prorogare il regime sanzionatorio fino al prossimo 23 giugno. La scadenza, di fatto, coinciderà con la fase in cui – incrociamo le dita – alcuni Stati del continente compresa l’Italia potrebbero essere parzialmente usciti dalla pandemia. E a quel punto le aziende, non solo le nostre ovviamente, dovranno trovare il modo di ricominciare a correre nel disperato tentativo di recuperare parte delle perdite. Il rimedio, non certo sufficiente ma senz’altro molto utile, potrebbe essere la revoca delle sanzioni a Mosca così da ridare ossigeno a molti settori strategici, dall’agroalimentare al siderurgico, dall’arredamento al tessile, al manifatturiero. Nel 2013, quindi un anno prima dell’avvio dell’embargo – le cifre sono ancora di Confindustria Russia – l’export italiano verso la Russia era di 12 miliardi e mezzo di euro. Ora è circa di 8. La sommatoria delle perdite ormai ha raggiunto i 20 miliardi. In Russia operano circa 500 aziende italiane. Gran parte sono venete e lombarde, le regioni che assieme all’Emilia-Romagna stanno pagando il maggior tributo al Coronavirus, e che continueranno pagarlo anche in termini economici. Per il Veneto, come peraltro si può leggere nell’ultima interrogazione parlamentare presentata (e ignorata) a Bruxelles dall’onorevole leghista Mara Bizzotto, la perdita provocata dalle sanzioni finora è stata di circa 2 miliardi. Coldiretti, a livello nazionale, ha stimato un buco di 3 miliardi all’anno.
“ITALIAN SOUNDING”
Ma oltre al danno economico c’è anche quello d’immagine dovuto alla diffusione nel mercato russo di prodotti taroccati: c’è il “Russkiy Parmesan” prodotto a 60 chilometri da Mosca, ci sono vari tipi di “salame Milano”, la pizza “Quatro formaggi” con una “t” sola, l’“insalata toscana”. È il famigerato “italian sounding”. Adesso l’Unione Europea, totalmente assente, di più, dannosa mentre infuria la più grande crisi dalla seconda guerra mondiale in avanti, ha la possibilità di riscattarsi dando un senso alla propria esistenza, fino a oggi meramente simbolica: tolga le sanzioni che danneggiano prima di tutto le aziende del continente. Annulli l’embargo e consenta alle imprese di ripartire con nuove prospettive. L’Ue si è dimostrata incapace di contrastare la tragedia sanitaria. Si è girata dall’altra parte di fronte a quella migratoria. Ora, almeno, salvi l’economia. Tenda una mano agli imprenditori in ginocchio. Non li lasci morire, che di vittime legate all’epidemia ne ha già troppe sulla coscienza.
Alessandro Gonzato
Valdegamberi: “Riconoscenza per chi sta aiutando”
«In questi giorni di estrema difficoltà per l’Italia» dichiara il consigliere regionale del Veneto Stefano Valdegamberi «nelle aree colpite dal Coronavirus stiamo assistendo a fatti paradossali. Da una parte i vicini di casa europei hanno bloccato le mascherine e i respiratori ordinati e pagati dalle aziende e dalle istituzioni del nostro Paese, destinati a proteggere la vita dei medici, degli infermieri e dei pazienti. E per questi fatti» sottolinea il consigliere «è giunto persino il richiamo del presidente della Repubblica. Dall’altra parte abbiamo assistito alla generosa corsa in nostro aiuto da Paesi verso i quali abbiamo seminato odio e alzato barriere come le ingiuste sanzioni commerciali. Mi riferisco a Cuba e Russia. Tra tutte queste la Cina ha manifestato il primato della solidarietà verso di noi. Io stesso» aggiunge Valdegamberi «ho ricevuto un messaggio di un amico dirigente cinese, presidente di una grande società, che voleva contattare la nostra regione per offrire gratuitamente aiuti da parte del suo governo. E così poi è stato fatto. A casa mi hanno insegnato che i veri amici si vedono nel momento del bisogno. Credo che dopo il Coronavirus la geopolitica mondiale non sarà più la stessa. Un Paese civile come l’Italia, come gesto di doverosa riconoscenza, dovrebbe togliere con effetto immediato le sanzioni inutili, assurde ed economicamente controproducenti».
A.G.