E adesso che succede? Adesso viene il bello, risponde un leghista della Regione. Perché dopo lo stop della Corte costituzionale all’ambizione del governatore della Campania De Luca di candidarsi per il terzo mandato, anche per le speranze di Zaia le porte si chiudono. E quindi tutti i vari fedelissimi da Caner a Marcato, da Corsi a Stefani che cosa faranno? Quale sarà la strategia per le Regionali? Certo è che la decisione della Corte costituzionale, che accogliendo il ricorso del Governo ha dichiarato incostituzionale la recente legge elettorale della Regione Campania sul terzo mandato, non è stata presa bene dal governatore Luca Zaia che sperava si riaprisse la partita e di potersela ancora giocare. “Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell’ipocrisia. La sentenza, di natura tecnica, riguarda la Regione Campania. Letta la nota sintetica della Corte Costituzionale, in attesa del testo completo, non posso esimermi da alcune prime considerazioni”. Quindi primo punto, per Zaia questa pronuncia riguarda solo la Campania. E’ un suo punto di vista. In secondo luogo, “si tratta, appunto, di un rilievo tecnico: chi ha svolto due mandati non può candidarsi per un terzo”. Però? “C’è però un ulteriore elemento da approfondire. La Corte afferma nella nota che questo principio si applica a tutte le Regioni che si sono dotate di una legge elettorale. A questo punto, la domanda che sorge è: cosa accade nelle Regioni che non l’hanno adottata?”. Come dire: si può estendere il valore di questa sentenza a tutte le Regioni? “Un altro passaggio rilevante è il richiamo della stessa Corte alla distinzione tra Regioni ordinarie e a statuto speciale. Queste ultime, come viene sottolineato, non sono vincolate al limite dei mandati. È emblematico che proprio oggi la Provincia autonoma di Trento abbia giustamente approvato una norma che consente il terzo mandato. Questo apre una riflessione più ampia, di natura politica: siamo di fronte a un sistema che presenta evidenti contraddizioni e disparità. Il blocco dei mandati, infatti, vale solo per alcune Regioni e solo per alcuni sindaci”. Insomma, per Zaia siamo di fronte a un sistema che divide tra figli e figliastri. “Tutte le altre cariche istituzionali nel nostro Paese non sono soggette ad alcun limite di mandato, e vige la totale libertà. Trovo quindi fuori luogo che oggi, nella propria difesa, si sia nuovamente sentito dire — questa volta dall’Avvocatura dello Stato — che “il vincolo dei mandati è necessario per porre fine a posizioni di potere”. Mi chiedo se questa affermazione rifletta davvero la realtà, considerando che quasi tutte le altre figure pubbliche possono ricandidarsi liberamente, e che il limite sia posto alle poche cariche legate a un voto diretto, su una fiducia molto chiara da parte degli elettori”. Zaia prosegue facendo capire che non è finita qui: “Prendiamo atto della sentenza, che approfondiremo nei prossimi giorni. Tuttavia, è evidente che dietro certe posizioni, e dietro la normativa in vigore, si celano motivazioni politiche. Appare come l’unico strumento per impedire ad alcuni candidati di ripresentarsi. Dichiarazioni di questo tipo, inoltre, sono offensive nei confronti dei cittadini, considerati così “ingenui” da votare automaticamente chi è già in carica. Ma la realtà dimostra il contrario: in molte occasioni, sia a livello regionale che comunale, i presidenti uscenti non sono stati confermati. Gli esempi recenti dell’Umbria e della Sardegna lo dimostrano, e potremmo citarne decine di altri nella storia del Paese. È la prova che il tema del potere non ha nulla a che vedere con il limite dei mandati. Utilizzarlo come giustificazione è strumentale e, francamente, inaccettabile. La verità è che siamo davanti a un sistema ipocrita che caratterizza questo Paese”. Certo è che ora possono partire le grandi manovre: Zaia si candiderà lo stesso per il Consiglio regionale? Farà una propria lista? La presidenza della Regione passerà di mano? I giochi sono solo all’inizio: la Lega vuole comunque ancora la presidenza del Veneto, inoltre ancora non si sa quando si andrà al voto perché c’è l’ipotesi di rinviare il voto alla primavera 2026 per le Olimpiadi invernali e infine c’è in ballo il futuro di Zaia: sindaco di Venezia? Mah… MB