Stop al superticket nazionale. Cancellato in Veneto per i redditi inferiori a 29 mila euro L’obolo era stato introdotto nel 2011 dal governo Berlusconi. Zaia: “Vittoria del buonsenso dopo anni di battaglie”. Lanzarin: “Vogliamo estendere la misura a tutti”

Venezia batte Roma. Si tratta della prima battaglia, certo, ma presto Palazzo Balbi po­trebbe vincere anche la guerra. Par­liamo di sanità. A partire dal primo gen­­naio 2020, per le persone con reddito in­feriore ai 29 mila euro annui, sarà abolito il superticket na­zionale sulla prestazioni specialistiche am­bu­latoriali introdotto nel 2011. Lo ha deciso la giunta regionale su proposta dell’assessore alla Sa­nità Manuela Lanzarin. La svolta è stata resa possibile dal riparto tra le Regioni italiane di una som­ma complessiva di 60 milioni di euro, 7 dei quali sono andati al Veneto. “E’ una prima vittoria del buon senso dopo 8 anni di battaglie. Sono gli unici tagli che si fanno alla sanità veneta e che ci piacciono – ha detto il presidente Luca Zaia – contro un balzello che ritenemmo iniquo fin da subito, arrivando a ricorrere alla Cor­te Co­stituzionale contro un provvedimento pur assunto da un governo amico come quello presieduto da Silvio Berlu­sconi. Alla Con­sulta fummo sconfitti, ma riuscimmo a rimodulare il ticket per venire incontro alle fasce più deboli, lasciando i 10 euro a chi aveva un reddito superiore a 29 mila euro e scendendo a 5 per i redditi al di sotto di questa soglia. Parlo di prima vittoria perché non staremo fermi finché non sarà possibile abolire l’intero su­perticket per tutti. Ne abbiamo pieno diritto, perché sia­mo il Veneto che non applica ticket regionali ai cittadini, riuscendo lo stesso a tenere i conti in perfetto ordine”. “La scelta di rimodulare il ticket nazionale tagliandolo a 5 euro per i meno abbienti – ha aggiunto la Lan­zarin – fu co­raggiosa ed equa allora ed è vincente adesso, perché l’e­ro­gazione del fondo nazionale di 60 milioni è subordinata alla concreta attivazione da parte delle Regioni di misure volte a ridurre l’onere della quota sulle categorie vulnerabili. Noi l’abbiamo fatto e tra pochi mesi potremo togliere questo balzello che fu a dir poco ingiusto. Ab­b­amo sempre sostenuto che quel ticket era nazionale e che sarebbe toccato al go­verno nazionale trovare le risorse per toglierlo. La decisione di questo riparto, dopo tanto tem­po, ci dà ragione. E’ un fondo an­nuale, con il quale, per ora, toglieremo il ticket fino al 31 dicembre 2020. Ma i veneti meno ab­bienti possono stare tranquilli: quel balzello non tornerà. Anzi, dovrà sparire anche al di sopra dei 29 mila euro”. Non rimane che attendere. E sperare. I veronesi e i veneti meritano tut­to, tranne di gonfiare ulteriormente le casse di Roma. Anche la Cgil ha applaudito all’iniziativa, pur rilanciando la necessità di ridurre ulteriormente i costi e le liste d’attesa.