“Era ora: i grandi chirurghi e i medici si selezionano durante l’iter degli studi e poi si confrontano in sala operatoria e in corsia. Non certo con un assurdo sbarramento iniziale con test a crocette. Quanti validi professionisti della sanità avremmo potuto avere nei nostri ospedali, senza il test di ingresso a medicina? Ci troviamo invece con una carenza di 50mila medici in Italia e 3500 in Veneto, per scelte sbagliate calate dall’alto a livello nazionale in passato. Sono anni che, di fronte alle difficoltà di reperimento di medici e alla diminuzione dei giovani che vogliono intraprendere questa difficile professione, chiedo un ampliamento della base di reclutamento – prosegue – che non può che passare attraverso un più facile accesso alla facoltà di Medicina, senza stroncare in partenza sogni e vocazioni tramite quiz. Era davvero ora che arrivasse un cambio di passo: bene la decisione del Comitato Ristretto della Commissione Istruzione del Senato di approvare praticamente all’unanimità il testo base con il quale dire basta al numero chiuso in medicina”.
Lo dice il Presidente della Regione Veneto, che da anni si batte contro il numero chiuso a Medicina.
“Ho sempre sostenuto – aggiunge – che il merito, da valutare a un certo punto del percorso accademico, è la via giusta per creare una ragionevole selezione. A che punto farlo è ovviamente compito del legislatore nazionale. Così si otterrà che ad andare avanti siano sempre i migliori, più determinati e più avvezzi alla professione, ma la selezione partirà da una larga base, che è anche sinonimo di democrazia, perché a tutti viene data una chance di dimostrare il proprio valore”.
“La crisi dei camici bianchi l’Italia la sta vivendo adesso – conclude – ma cominciare a costruire un futuro diverso, come in questo caso, è estremamente importante”.