È surreale parlare di calcio quando l’Oms ha dichiarato la pandemia, che non significa il ritorno né della peste né del colera, ma vuol dire che la situazione sanitaria si è fatta molto seria in parecchi Stati. Il pallone, in questo momento e per le prossime settimane che purtroppo potrebbero diventare mesi, dovrebbe essere l’ultimo dei pensieri. E invece il calcio, con la sua schizofrenia (partite a porte chiuse qui, a porte aperte là, «Si gioca», «Non si gioca», «Aspettiamo»), non solo ha aggiunto confusione a un casino generale già disorganizzato – per dirla quasi alla Fascetti – in cui una nazione fa una cosa e quella confinante un’altra (scuole, ristorazione, uffici), ma ha contribuito a espandere il contagio.
Liverpool-Atletico, erano in 50 mila!
E a Parigi, porte chiuse ma fuori dello stadio c’era la folla delle grandi occasioni.
RUGANI E GLI ALTRI
In Italia, primo Paese europeo (almeno ufficialmente) a dover fare i conti col Coronavirus, i capi del calcio hanno impiegato due settimane (durante le quali è successo di tutto) per arrivare all’unica decisione possibile: fermarsi e aggiornarsi in tempi migliori. Nel frattempo però, visto che to’, i calciatori per quanto straricchi siano si ammalano come i comuni mortali, è successo ciò che era inevitabile, e cioè che uno di loro, Daniele Rugani, difensore della Juventus, pur non avendo sintomi è stato sottoposto al tampone ed è risultato positivo. Era già accaduto nelle categorie minori, ma essendo tali il calcio nostrano e non solo se n’era fregato, e visto l’andamento nazionale è scontato che purtroppo accada (se non è già accaduto) anche ad altri protagonisti della pedata.
FOLLIA EUROPEA
Mentre la Juventus dava notizia dell’infezione del proprio giocatore si disputavano due partite di Champions League, Paris Saint Germain-Borussia Dortmund e Liverpool-Atletico Madrid. La prima a porte chiuse per scongiurare la proliferazione del Covid-19, peccato però che lo svolgimento dell’incontro abbia fatto sì che fuori dallo stadio si accalcassero migliaia di tifosi (o meglio, di cretini), liberi di abbracciarsi e sputacchiarsi addosso. E cosa ha fatto inoltre un giocatore parigino, Kurzawa? È andato a festeggiare la vittoria mescolandosi alla folla. In Inghilterra invece (nel Regno Unito i contagi sono 500 e i morti 8) lo stadio era stracolmo, 50 mila persone assiepate, e c’erano pure i tifosi spagnoli nonostante a casa loro il virus stia infettando dalle 400 alle 600 persone al giorno (60 deceduti) e si stia ripetendo esattamente lo stesso copione italiano. È l’impazzimento generale. Si è fermata l’Nba (primo positivo al Covid-19 anche lì), che pure fattura cifre esorbitanti rispetto al pallone. Si sono fermati il tennis, il basket, la pallavolo, lo sci, la scherma, il golf. Rimane solo l’incertezza del Gran Premio di Formula Uno in Australia. Nel momento in cui scriviamo la Uefa, ossia il vertice del calcio europeo, pare che sia finalmente pronta a sospendere Champions ed Europa League e rimandare gli Europei itineranti previsti in estate. E cos’altro potrebbero fare di fronte a una situazione senza precedenti nel continente? Ci auguriamo (ma non escludiamo sorprese) che non perdano un secondo in più. Che di danni, con la complicità di decine di migliaia di irresponsabili, ne hanno già fatti abbastanza. A.G.
di Alessandro Gonzato