Quale futuro urbanistico per Verona? Che città deveessere disegnata per i prossimi 10-15 anni? Il Comune con l’ufficio urbanistica guidato dalla vicesindaca Barbara Bissoli ha aperto una fase di ascolto della cittadinanza, delle associazioni, delle componenti socio economiche di Verona per fare il punto della situazion, delle richieste e delle necessità. Infatti è attiva una call denominata Fermenti di città per raccogliere, mappare e rendere condivise le pratiche di innovazione urbana che corrono parallele ai grandi progetti di trasformazione delle città e che intercettano nuovi modi di fare città, legami tra persone, usi, cure e trasformazioni di spazi e luoghi.
Bissoli non vuole anticipare quali saranno le direttrici del nuovo Pat che verrà adottato nel 2025 “perché prima vogliamo ascoltare”, ma sicuramente la strada maestra, già indicata dalla Regione, sarà quella di “non andare a consumare altro suolo ma di puntare sulla rigenerazione urbana”.
Fino al 30 aprile 2024 sarà quindi possibile inviare pratiche di innovazioni urbane, utilizzando il form disponibile on line sul sito del Comune.
La costruzione del nuovo Piano Regolatore Comunale, fin dalla fase iniziale, “sarà supportata da un percorso di ascolto e partecipazione della città per ricostruire non solo le idee, ma anche i saperi e le pratiche che stanno già cambiando Verona grazie al lavoro di gruppi, abitanti, organizzazioni, associazioni, enti ed istituzioni che operano attraverso diverse progettualità che riguardano gli spazi e le pratiche di vita di chi abita la città”.
Una città, spiega Bissoli, non è solo una forma disegnata da esperti e poi resa esecutiva (e oggi meno di un tempo): ben di più, è un macro-organismo vivo e sempre in trasformazione, composto dai diversi organismi che producono idee, progetti, interventi e pratiche che cambiano di continuo la natura dei luoghi e degli spazi, che evolvono nel tempo e che a volte collaborano o confliggono. Questi sono tutti “fermenti”, spesso poco riconosciuti o poco condivisi, da cui possiamo imparare per mettere a sistema le esperienze utili ai cambiamenti. Serve mapparli per riconoscerne il valore e condividerli per imparare.
Verona oggi deve fare i conti per esempio, con nuovi equilibri tra il centro e i quartieri, con una zona industriale che da decenni doveva essere trasformata e invece va avanti come sempre; ci sono grandi aree da riqualificare e che sono ferme al palo vuoi perché gli investitori come la Signa di Benko ha avuto problemi, vuoi perché la burocrazia è infinita: ma da ex Tabacchi a ex Tiberghien e Adige Docks l’elenco è lungo; c’è una Marangona da reinventare (solo logistica?), una Verona sud da ridisegnare con l’arrivo della Tav e tanto altro.
“Ma non possiamo ridisegnare la città sulla base del sentimento, lo dobbiamo fare sulla base di analisi, di dati scientifici certi e concreti” conclude Bissoli.
Temi socioeconomici, ambientali e legati alla mobilità e al traffico sono in primo piano per la città di domani.