Stefania Avolio ha creato un progetto musicale che unisce con e innova modern classical, pop, synth pop ed elettronica.
Veronese, classe 1982, ha cominciato a suonare il piano a 5 anni. Ancora bambina, è entrata in un coro giovanile. Si è poi specializzata poi proprio nel piano al Conservatorio di Verona, dove ha anche continuato a far parte di un coro.
Nel 2020 è partito il suo progetto solista che è nato da una collaborazione precedente con il musicista Lorenzo Masotto. Stefania ha all’attivo 2 LP, “Natural Element” (2020) e “Roots of Rebirth” (2022).
Si è, inoltre, cimentata in diversi live, anche a livello internazionale, esibendosi in giro per l’Europa e la California.
Quali sono le tue influenze?
“Sono molto affascinata da diversi generi musicali. Per quanto riguarda la classica, forse quello che mi ha aiutato di più è Debussy. La sua musica è sempre attuale, moderna, armonicamente molto interessante, evocativa e descrittiva. Mi piacciono pure le grandi voci come i Florence + The Machine, Ane Brun e la composizione, la fusione che ha Tori Amos. Poi ci sono compositori e cantanti come Asaf Avidan. Adoro i London Grammar. Sono moderni, attuali. Lei vocalmente è eccezionale e a livello di suoni elettronici sono fantastici. Poi passo da gruppi come i Moderat ai Pink Floyd o ai Radiohead”.
Tu hai una base classica. Come ti sei avvicinata alla musica elettronica?
“Ho passato tantissimi anni a studiare, suonare e ascoltare esclusivamente musica classica. Paradossalmente ascoltavo e variavo molto di più quando ero ragazzina, sicuramente grazie all’influenza di mio padre.
Poi, ho voluto aprirmi anche ad altre cose. Anche mio marito mi ha influenzato perché ha sempre ascoltato tantissima musica diversa. Inoltre, compone musica modern classical ma ha fatto dei dischi pure con l’elettronica. Quindi, avendo anche questi strumenti nel nostro studio, in casa, ho sperimentato anche io”.
Come componi di solito?
“In linea di massima, parto dai testi scritti in modo scorporato, senza avere idee per la musica. Poi ci canticchio sopra, appena trovo il tema che mi interessa, e comincio tutte le varie parti. Mi approccio sempre al pianoforte per la parte strumentale. Non parto quasi mai dall’elettronica, a meno che non trovi un suono che mi ‘accende una lampadina’”.
Come influisce la tua base classica nella composizione?
“Influisce ma non in modo fondamentale. Debussy probabilmente è uno di quelli che mi ha influenzata di più e che ho ascoltato maggiormente in questi ultimi anni. Influisce perché pianisticamente mi piace muovermi, non star ferma con degli accordi, con dei suoi lunghi. Mi è capitato di risuonarmelo al pianoforte e poi prendere degli accordi singoli che mi interessavano e magari usarli anche per i miei brani”.
C’è un posto dove sogni di esibirti?
“La Royal Albert Hall. Ho visto su Youtube Florence + The Machine che cantava accompagnata da un’orchestra. Quello è un altro sogno: essere accompagnati da un’orchestra, per me, è il massimo raggiungimento lavorativo”.
Considerando il tuo repertorio, qual è la canzone che ti rappresenta maggiormente?
“All’ascolto ‘Naked’. Quando suono invece ‘Shell’, il brano che riesco a rappresentare meglio, a variare di più, e che mi emoziona maggiormente”.
Giorgia Silvestri