“Stanze dell’amore”: la sperimentazione nel carcere di Padova solleva polemiche L'istituto penitenziario di Padova sarà il primo a consentire momenti di privacy tra i detenuti e il loro partner. Il progetto genera controversie e critiche

Il carcere di Padova si prepara a diventare il primo istituto penitenziario in Italia a consentire momenti di privacy tra detenuti e i loro partner, in risposta a una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto di colloqui intimi tra detenuti e familiari.

Tuttavia, il progetto della “stanza dell’amore” ha già suscitato controversie. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, ha temperato l’entusiasmo sottolineando la mancanza di autorizzazioni specifiche per il carcere Due Palazzi di Padova o altri istituti. I promotori, però, ribattono che il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) si è dichiarato favorevole, e che il progetto è in fase di valutazione.

La sperimentazione dovrebbe iniziare presto con la creazione di piccoli prefabbricati mobili nel cortile del carcere, simili a quelli già presenti nel carcere di Bollate, permettendo incontri senza controllo visivo. La questione della privacy è supportata sia politicamente che dall’amministrazione penitenziaria, in linea con la pronuncia della Corte Costituzionale.

Il DAP ha annunciato la costituzione di un tavolo di lavoro per approfondire la questione, coinvolgendo diverse parti interessate, tra cui magistrati di sorveglianza. Si stanno definendo protocolli e linee guida per stabilire chi potrà accedere ai benefici e le modalità di sorveglianza, escludendo detenuti in regime speciale come il 41bis.

Tuttavia, le proposte hanno sollevato critiche da parte dei sindacati degli agenti penitenziari, che sottolineano le difficoltà operative e i problemi di sicurezza nelle carceri italiane, evidenziati da suicidi, morti e aggressioni al personale penitenziario.