Se per tante imprese l’autunno alle porte è foriero di nuove gravi crisi e difficoltà a causa della folle corsa dei costi dell’energia, per una larga fetta di pensionati e pensionate, veronesi e non solo, l’attesa nuova impennata delle bollette e dei prezzi dei beni di consumo può rappresentare la spinta fatale verso una condizione di grave indigenza e di povertà. Lo Spi Cgil di Verona prevede una vera e propria emergenza sociale e lancia le sue proposte.
I numeri. Nella provincia di Verona ci sono circa 200.000 pensionate e pensionati e di questi il 62,6% percepisce una pensione inferiore a 1.000 euro. Il 55,10 % sono donne con una pensione media di 733,40 euro mensili. Su 52.536 pensioni ai superstiti ben 46.117 sono percepite da vedove con un importo medio di € 704,26. L’importo medio di 251.256 pensioni (comprensive di 5.439 pensioni/assegni sociali e di 31.911 pensioni di invalidità civili) è di € 1.022. Su complessive 261.156 pensioni, il 6,9% ha un importo medio mensile di € 111,32 euro, il 12,1% un importo medio di 359,1 euro, il 32,6% di € 575,02 euro e d l’11,0% di 874,97 euro. Gli anziani veronesi con più di 75 anni potenzialmente soli perché celibi/nubili, divorziati/divorziate, vedovi/vedove sono circa 52.550 di cui poco meno di 20 mila nel capoluogo.
L’evoluzione della condizione sociale. La condizione delle pensionate pensionati già prima della pandemia risultava estremamente complessa e piena di difficoltà, alle prese con un welfare non rispondente ai bisogni e con una sanità sempre meno finanziata, con sempre meno personale medico (ospedaliero e di base) ed infermieristico, e intere fasce della popolazione in una situazione di crescente povertà e diseguaglianza lavorativa e sociale. Figli e nipoti con lavori precari, bassi salari e spesso sottopagati a causa di lavoro non retribuito. Un’intera generazione per la quale l’ascensore sociale si è bloccato e la condizione per molti, troppi giovani è peggiore di quella dei propri genitori. Se questa era la condizione pre pandemia, il Covid ha fatto emergere tutte le carenze latenti nella società con una ricaduta sulla condizione di vita delle pensionate e pensionati, anziane ed anziani, che per molti ha avuto risvolti drammatici dal lato della salute e della povertà.
La stangata d’autunno. Ora la crisi energetica preannuncia un aumento insostenibile delle bollette che verranno recapitate alle pensionate e pensionati dilla provincia di Verona che hanno le pensioni che abbiamo illustrato prima.Secondo le stime preliminari dell’ISTAT ad agosto l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua. Il “carrello della spesa” delle famiglie italiane, cioè i generi alimentari, le spese per la casa e per la persona ad agosto sono cresciuti del 9,7%, il dato più alto dal 1984. Spi Cgil prevede una vera e propria emergenza sociale nell’autunno che ci aspetta.
Le proposte. Per Spi Cgil da una parte è necessario aprire una tavole di confronto e di concertazione con tutti i soggetti sociali ed istituzionali per mettere in campo gli strumenti necessari per affrontare le situazioni più difficili. Studiare anche a livello locale un intervento economico che aiuti concretamente le pensionate e pensionati con pensione basse e le famiglie di lavoratrici e lavoratori “poveri” a pagare le bollette di luce acqua e gas. Inoltre attraverso lo strumento dell’isee dare un supporto concreto alle famiglie. Vi è poi la disponibilità a una verifica delle pensioni erogate con importi bassi finalizzata ad accertare se esistono le condizioni per esercitare i diritti cosiddetti “inespressi”. . Anche questa è una strada, seppur parziale, per affrontare le situazioni più difficili.
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