Una stangata da 200 milioni di euro potrebbe abbattersi sulle imprese veronesi della distribuzione commerciale, della ristorazione, del turismo a seguito degli aumenti previsti sulla bolletta elettrica. La stima è dell’ufficio studi di Confcommercio Verona in seguito alla preannunciata crescita del costo dell’energia per le imprese, calcolata dalla Confcommercio nazionale in +42% per l’elettricità e + 38% per il gas ad ottobre. “Percentuali e numeri che ovviamente spaventano e gettano un’ombra sulle speranze di ripartenza dopo i tanti mesi bui della pandemia – dice il presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena – Bisogna intervenire ad ogni livello per non azzoppare la ripresa: le imprese possono assorbire una parte degli aumenti ma non tutti e in una fase di sofferenza dei consumi potrebbero crearsi le condizioni per una tempesta perfetta”.
Secondo le stime di Confcommercio con Nomisma energia, un negozio tipo potrebbe vedere la bolletta elettrica salire di 6 mila euro in un anno, un ristorante di oltre 8.500 euro, un albergo intorno ai 20 mila euro.
“Verona rischia di pagare un conto più salato di molte altre realtà proprio in virtù del suo importante tessuto economico basato su una moltitudine di microimprese nel commercio, nel turismo e nei servizi”, aggiunge Arena. “In Italia il settore terziario consuma quasi 20 mila Gwh di elettricità in un anno, un quinto dell’intero consumo di energia elettrica del comparto a livello nazionale”.
“Confcommercio Verona – sottolinea il direttore generale Nicola Dal Dosso – si è attivata nelle scorse settimane stringendo una importante partnership per i soci con Agsm Energia nell’ottica di abbattere i costi dell’energia il più possibile. Rilanciamo nel frattempo l’appello della nostra Confederazione per intervenire sugli oneri di sistema che gravano sulla bolletta delle imprese così come auspichiamo una riduzione delle imposte sull’elettricità. Le nostre imprese non possono permettersi, in questa fase cruciale, ulteriori aggravi di costi”.
La contromisura? Energie rinnovabili
Agevolare la transizione verso le energie rinnovabili non è più solo una questione di tutela ambientale. Potrebbe infatti rappresentare la contromisura più valida per far fronte all’annuncio di Cingolani che ha previsto un rincaro delle bollette del 40%.
“L’aumento del costo dell’energia in bolletta è dettato dai costi quadruplicati del gas rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e dall’aumento pure del prezzo delle quote di CO2 acquistate per compensare l’utilizzo di energia da fonte fossile”, evidenzia il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Verona, Andrea Falsirollo. “Il rincaro è quindi legato sia alla forte richiesta di gas russo da parte dei mercati asiatici che stanno abbandonando il carbone, sia dal fatto che, utilizzando fonti fossili, bisogna rispettare i meccanismi europei di compensazione a favore delle energie rinnovabili. Più velocemente ci adegueremo alle linee della transizione energetica del PNRR più velocemente otterremo aria pulita, eviteremo blocchi del traffico, e avremo bollette meno salate perché saremo meno esposti alle fluttuazioni del mercato globale. C’è chi dichiara che il rincaro sia dovuto alle rinnovabili a causa dei meccanismi compensativi che prevedono l’acquisto di CO2, tuttavia solo un quinto dell’aumento è dovuto a questo aspetto”.
A settembre e ottobre dell’anno scorso il costo del gas si aggirava tra i 15 e i 18 euro/MWh. Ora è lievitato a 60 euro, quattro volte tanto.
“Non si parla di gas legato al solo riscaldamento, ma alle centrali turbogas che producono energia elettrica”, insiste Falsirollo.
Emanuele Vendramin, iscritto dell’Ordine e ingegnere energetico ambientale, già intravede ulteriori prossimi aumenti dei prezzi in bolletta ancora più sostanziosi.