Difficile, quasi impossibile, salvare la stagione lirica. Ovviamente speriamo di sbagliarci, ma non ci illudiamo. La Fondazione Arena, lo ha detto il sindaco, deciderà il da farsi entro il fine settimana. E però, dopo che in tutto il mondo sono stati rinviati di mesi, se non di un anno, manifestazioni fieristiche, congressi, addirittura le Olimpiadi il cui inizio era previsto il 24 luglio, non si capisce come il teatro all’aperto più grande al mondo potrebbe ospitare tra 12 settimane decine di migliaia di persone ogni sera. La data della “prima”, da calendario, è fissata per il 13 giugno: “Cavalleria rusticana-Pagliacci”. La sensazione, purtroppo molto forte, è che quel giorno in Arena non ci saranno né trombe né applausi.
L’IPOTESI
Qualcuno, molto ottimista, parla di un rinvio, di un inizio ritardato del Festival, magari a inizio luglio. Dal basso della nostra ignoranza in materia medico-scientifica ci chiediamo cosa cambierebbe. Le frontiere, verosimilmente, saranno ancora semichiuse. Il calo del turismo, dettato dalla paura e dalle inevitabili ristrettezze economiche, sarà netto. Qualora l’Italia, primo Paese europeo ad attivare le misure di contenimento, dovesse uscirne prima degli altri, si troverebbe comunque a fare i conti con decine di nazioni ancora molto infette, i dati dicono questo. Gli unici, o quasi, a poter arrivare a Verona saranno paradossalmente i cinesi, grandi melomani che però dubitiamo faranno a gara – dopo ciò che hanno passato – per riversarsi in un Paese ancora alle prese col virus, seppur ci auguriamo molto meno diffuso. Idem per i giapponesi, altri grandi appassionati d’opera. La stagione areniana, nata nel 1913, è stata interrotta soltanto in tempo di guerra. Ed in tempo di guerra, non militare ma virale, temiamo che si fermerà di nuovo. È chiaro che ciò provocherebbe un danno consistente alle casse di un ente uscito da poco, e con grandi sforzi, da una situazione economica terribile, risultato di una gestione passata tutt’altro che impeccabile. E però non vediamo alternative.
NUOVA OPPORTUNITA’?
Un’idea, anche per tamponare le perdite, forse potrebbe essere quella di mettere in scena (a porte chiuse) alcune rappresentazioni e venderne i diritti ai grandi network mondiali. Crediamo che in Estremo Oriente, ad esempio, l’iniziativa potrebbe interessare. Pensiamo ai grandi sponsor della stagione lirica, e crediamo che la pensata – niente di più, ci mancherebbe – forse potrebbe essere di loro gradimento. Da un fatto tanto grave quanto inatteso, forse, potrebbe nascere una nuova opportunità.
Alessandro Gonzato