Lode a Maurizio Setti, Gianluigi Pedrollo, Stefano Magrini. Senza di loro, calcio, basket e pallavolo, a Verona, avrebbero società di piccolo cabotaggio, senza radici solide. Sarebbero in balìa delle onde. Forse non militerebbero nemmeno tra i professionisti. Esageriamo? Parlano i fatti. Il mancato approdo della Tezenis nella massima categoria, dov’era stata invitata dopo la rinuncia di Pistoia, è emblematico. Il patron di Pentax si è fatto in quattro per trovare nuovi sponsor, essenziali per l’iscrizione al campionato e l’allestimento di una squadra all’altezza. E però ha dovuto alzare bandiera bianca. Accettare le lusinghe della serie A senza l’adeguata copertura economica sarebbe stata una follia, considerati i tempi. Pare che si fosse fatto avanti Giuseppe Vicenzi, il padre della Scaligera, ma evidentemente le incognite erano troppe e il cuore, stavolta, si è dovuto fermare prima dell’ostacolo.
Comprensibile. Del Banco Bpm non si è saputo nulla. La Tezenis cercherà di conquistare la promozione sul campo, ma come ha fatto capire lo storico capitano, Roberto Dalla Vecchia, a quel punto la questione economica si ripresenterà: “Servirebbe un pool di industriali a sostegno della società, e al momento non c’è. Dopo il Covid è arduo trovare investitori”. Già, ma lo era anche 18 anni fa, nel 2002, quando l’allora Mash fallì per qualche centinaio di milioni di lire, che non mancavano in città. E non mancano neppure oggi: solo che chi li ha non li investe nello sport veronese, punto. Il povero conte Arvedi si svenò per strappare l’Hellas a Pastorello: fece il passo più lungo della gamba. Non fosse subentrato l’amore di Martinelli il Verona avrebbe ricominciato dai dilettanti. L’Hellas è riuscito a tornare nel calcio che conta grazie a un Papa straniero che tifa Juve, ma che è stato il solo a presentare un’offerta d’acquisto seria. E al quale i risultati hanno dato ragione. Dove sono finiti quelli che gli davano del buffone imbrattando la città di adesivi? Sono gli stessi che non appena Setti ha comprato Toni, Marquez, Saviola e Iturbe sono corsi all’Hellas Store a comprarsi le maglie. Quelli che oggi, grazie al presidente che fuma il sigaro e porta i pantaloni coi risvolti, sognano a occhi aperti trasferte di Coppa in Inghilterra, Spagna e Germania, dove l’Hellas un secolo fa ha disputato la sua ultima partita internazionale. Ma qualcuno, forse, rimpiange le trasferte a Marcianise.
A.G