Sottopasso: alla ricerca della verità Le indagini sulla tecnica dello “spritz beton”. I pali realizzati per i mondiali del ‘90

Il ritardo nella riapertura del sottopasso di via Città di Nimes? Pura inefficienza da parte dell’appaltatore dei lavori, cioè AMT. Lo afferma l’’Associazione Giuseppe Barbieri dopo
aver potuto esaminare alcuni documenti del progetto appaltato per la realizzazione del sottopasso: dagli atti studiati infatti si rileva che sui pali esistenti non risulta che siano state fatte prove di carico per verificarne la portata, ne’ si fa menzione di interventi effettuati sugli stessi con la tecnica dello spritz beton. Dalle indagini che furono fatte (ovvero sui pali realizzati in occasione del Mondiali 90), infatti, non si sono rilevate problematiche particolari, eccetto solo in taluni casi una possibile restrizione del diametro a determinate profondità, che peraltro non sembra essere significativa. La tecnica dello “spritz beton”(calcestruzzo proiettato) infatti viene utilizzata per interventi di stabilizzazione dei terreni e per il ricoprimento e la regolarizzazione dei fronti di scavo sostenuti da pali di piccolo, medio o grande diametro, ma non ha la capacità di sopportare carichi provenienti da sovrastrutture stradali e nemmeno viene impiegato per risolvere le carenze strutturali dei pali qualora avessero subito nel tempo un degrado o avessero problematiche conseguenti ad una errata esecuzione. Pertanto alla luce di queste sintetiche considerazioni lo spritzbeton che hanno proiettato sui pali degli anni ‘90 non ha di certo risolto un problema.
La domanda quindi è: ma se il cantiere è stato aperto più di un anno fa, perché solo alla vigilia della presunta inaugurazione si è tirato in ballo il consolidamento dei pali, poi risoltosi con lo spritz beton che non consolida nulla? Inoltre dalle indagini effettuate sui pali da una ditta specializzata e certificata, è risultato che gli stessi non presentano problemi di degrado strutturale. Quindi nessun intervento di consolidamento si è reso necessario: si tratta solo di ritardi (non certo imputabili solo alle piogge). Quindi resta la domanda:
perché la tante volte annunciata inaugurazione prima dell’apertura del Vinitaly non c’è stata? Viene il sospetto che questa sia la prova della grande bugia che ci è stata raccontata per giustificare il mancato rispetto del cronoprogramma. Sarebbe stata preferibile una comunicazione sincera: ”Siamo in ritardo”. Nessuno si sarebbe scandalizzato, nei cantieri capita spesso.