E poi arrivò il pallonetto di Davide Pellegrini. “Non so come ho pensato di fare il pallonetto” confessò il Davide. “Pazzagli era altissimo, forse era meglio un rasoterra. Però, è andata bene così…”.
Già, un pallonetto a Pazzagli, un colpo al cuore del Milan, che ormai non c’era più. Distrutto dallatensione, in preda a una crisi di nervi, Sacchi espulso, Van Basten cacciato, come Costacurta. Uno scudetto che scappava via e una salvezza che (forse) si stava invece avvicinando. Gli opposti che si toccano, ma è solo un attimo.
Il Milan s’era illuso con Simone, nel primo tempo. Punizione bomba, Peruzzi battuto, la sensazione che il più fosse già fatto. Ma il Verona era vivo, ci credeva: Sotomayor salì in cielo su un angolo e pareggiò il conto, in avvio di ripresa. Intanto Lo Bello junior affondava i colpi e il Diavolo si scoprì all’inferno. Fino al numero di Pellegrini, una volata sul filo del fuorigioco, Pazzagli che esce e non esce, lui che s’inventa l’arcobaleno, addio MIlan, lo scudetto era davvero andato.
La salvezza del Verona, invece, se ne sarebbe andata sette giorni dopo a Cesena. Ma questa è un’altra storia…