Che cosa ci resterà, per davvero, quando tutto sarà finito? Saremo davvero diversi? Migliori? Si avvicina il 4 maggio, sale la speranza, ma ti assale anche il dubbio. Saremo davvero quelli che abbiamo descritto tante volte? Più attenti, più sensibili, meno egoisti? Le domande rimbalzano qua e là, non sempre trovano risposte.
Perchè ti guardi attorno, adesso, e osservi gli altri con un po’ di smarrimento. Vai per la strada “mascherato” e non ti viene voglia di parlare, non conosci nessuno, in fondo è come se tu avessi improvvisamente cambiato mondo. Tutti uguali, tutti impegnati a “evitare” (quasi) di sfiorare l’altro. Perchè la paura è un altro regalo di questo “mostro” che ci ha assalito. E allora, non ti fermi e se ti fermi comunque non cerchi l’altro.
Ma che mondo è mai questo? Il mostro ci ha tolto il sorriso, ce lo ha ingabbiato dietro una mascherina, ce lo ha oscurato con la paura, con le colonne di camion militari, con le file di bare, con l’elenco dei medici (e dei loro assistenti) “morti in battaglia”, con la lista dei “combattenti e reduci” eliminati brutalmente dallo “sterminio delle RSA”.
Una generazione intera, s’è detto, spazzata via dal virus che ancora non ha finito il suo orrendo lavoro. E fai fatica a immaginarti il “nuovo mondo” che sarà, con le sue regole e i suoi perchè, con i suoi no e la sua vita teleguidata.
Saranno giorni a “orari fissi” , tutto su prenotazione, il parrucchiere e il dottore, la cena (quando sarà possibile) e forse pure la Messa.
Quello che ti immagini adesso è esattamente questo: un mondo che ti sembrerà fantastico, certo, ripensando a questo tempo sospeso nel vuoto. Ma che non ti toglierà di dosso quel senso di malinconia che a volte ti prende e non sai perchè. Forse, saranno su appuntamento anche i sorrisi.