Sono sempre Sgarbi quotidiani. Attacca le istituzioni che però lo corteggiano Dalle prese in giro a Sboarina, alle bordate a Tosi, il critico d’arte è spesso protagonista di querelle. Ora non vuole più portare il Mart a Verona. Il sindaco media

L’ultima volta che Vittorio Sgarbi aveva parlato pubblicamente di Federico Sbo­arina era il 20 maggio scorso. Il critico d’arte, e parlamentare di Forza Italia, se n’era uscito dicendo scherzosamente che del sindaco di Verona ricordava «la totale inadeguatezza». Lo aveva detto a Palazzo Barbieri, nella sala degli Arazzi, dove il sindaco e l’assessore alla Cultura Fran­cesca Briani gli sedevano accanto. Sgarbi, che peraltro aveva canzonato ulteriormente Sboarina sottolineando come a suo avviso il primo cittadino non fosse propriamente un intellettuale, aveva motivato le sue parole riferendo che il sindaco si era dimenticato di partecipare a una raccolta firme a cui avevano aderito i più grandi pensatori internazionali e alcune tra le più grandi città italiane. Il siparietto era finito tra le risate degli astanti. Sono passati sette mesi e ora Sboarina si offre (giustamente) di fare da paciere tra Sgarbi e Francesca Rossi, la direttrice dei musei civici la quale l’11 settembre aveva fatto attivare la procedura di sicurezza, con relativo arrivo delle forze dell’ordine, nel momento in cui il critico d’arte si era presentato a Castelvecchio oltre l’orario d’apertura al pubblico per godere dei dipinti del manierista Domenico Brusasorzi. Sgarbi non aveva per nulla gradito e dunque oggi, in qualità di presidente del Mart di Rovereto, giura che non aprirà mai una succursale nella cupola degli ex magazzini generali, in Zai, dove dovrebbe sorgere Eataly, di Oscar Farinetti. Vedremo come andrà a finire. Quel che è certo è che il rapporto di Sgarbi come le istituzioni veronesi negli ultimi anni è sempre stato particolare, diciamo così. Ricordate quando Flavio Tosi voleva costruire un tetto all’Arena? Riportiamo uno degli interventi più moderati di Sgarbi: «Avviso ai veronesi, avviso agli italiani. L’Arena è un monumento perfetto, non ha bisogno di un cappello, non ha bisogno di sindaci che vogliono mostrare la loro luminosa capacità. Toccare questo monumento è come violentarlo! Il progetto va buttato nel cesso! Il cappello mettetevelo nel c…!». Sgarbi definì anche «grottesca» la scelta di Tosi di conferire la cittadinanza onoraria al presidente Po­roshenko nel tentativo di accelerare la restituzione dei quadri rubati a Castelvecchio e ritrovati in Ucraina. Sgarbi non ha mai risparmiato bordate e frecciate ai nostri amministratori, i quali però hanno sempre porto l’altra guancia, o comunque hanno incassato i colpi in silenzio, forse per il timore di subirne altri.