Sembra una storia d’altri tempi, uscita dalla penna di Giovannino Guareschi del don Camillo e Peppone. Da Mantova a Ca’ di David per tirar a lucido la cappelletta della “Madonna Nera”.
Ogni santa domenica, la sessantunenne Patrizia Cisamolo parte dalla città virgiliana (dov’è nata e vive) per raggiungere lo zio Gelmini proprietario d’una tenuta agricola nei pressi della frazione di Verona. Nemmeno il tempo di salutare il parente e lei inforca la bicicletta col suo carico di materiale per la pulizia e raggiunge una modesta costruzione religiosa, all’incrocio tra via Gelmetto e strada delle Trincee, per rassettarla.
Scorta all’opera, l’interessata s’è lasciata andare ad alcune “confidenze” sulla sua particolare funzione di pratico “angelo custode” del manufatto. Così, è stato possibile scoprire, all’interno, un “tesoro” ligneo di pregio semplice, una Madonna con Bambino di color scuro (chiamata per questo dalla signora Cisamolo e da altri, “Madonna Nera”, come la ben più celebre Madonna Nera di Częstochowa, in Polonia). Rinvenuta da un prozio della curatrice mantovana, attorno al 1870-1875, in un fosso.
Il tempietto venne edificato proprio dal prozio per collocarvi l’altorilievo ligneo della “Madonna Nera”, cronologicamente datata a chissà quando (la Soprintendenza dovrebbe interessarsene).
Resistita bene al tempo, ai vandali, ai rubagalline, la cappelletta ed il suo suggestivo contenuto se la vedono, oggi, con il traffico del brutto incrocio stradale la cui visibilità è parzialmente coperta dalla struttura sacra stessa. Servirebbe un intervento delle istituzioni, per conservarla in condizioni migliori. Interventi che per ora non arrivano. La “Madonna Nera”, che ha finora protetto chi frequenta l’insidioso crocicchio, farà il prodigio smuovendo competenze istituzionali?
Claudio Beccalossi