Cara redazione,
il Governo ha deciso di ridurre la capienza degli stadi, siano tornati indietro. A mio parere è una decisione sbagliata, perchè penalizza ulteriormente un settore che già ha pagato un prezzo troppo alto alla pandemia. Si potevano prendere decisioni diverse, magari con una capienza del 50 per cento, visto che comunque gli incassi sono una voce importante per le società. Volevo sapere che cosa ne pensate…
Valerio, Verona
Gentile signor Valerio,
ci permetta di non essere
del tutto d’accordo con la sua osservazione. A nostro avviso, invece, la decisione del Governo èassolutamente condivisibile, nel momento in cui il Paese deve fare i conti con i numeri del virus.
Ma come: pensiamo di chiudere le scuole, ci sono gli ospedali intasati, l’Italia rischia la paralisi e noi ci ostiniamo a pensare che lo sport sia un’isola felice, un mondo parallelo che può ignorare persino il virus. Che esempio avremmo dato? E ancora: raccomandiamo di evitare assembramenti e nelle curve di tutta Italia abbiamo sempre visto (com’è normale…) tifosi uno sull’altro per almeno due ore. No, ci creda, la scelta è corretta anche se è chiaro, questo sì, che penalizza società, pubblico, spettacolo… In questo senso, è giusto che il mondo dello sport chieda al Governo adeguati ristori. Ma non possiamo sempre ragionare come se lo sport (il calcio, soprattutto) fosse un mondo a parte.
Guardi, signor Valerio, ci soccorre qui l’episodio di Djokovic, dei giorni scorsi. Il fuoriclasse del tennis escluso dagli Open d’Australia perchè non vaccinato. Diciamo la verità: se ci sono delle regole, queste valgono per tutti, per Djokovic e per il tennista “della domenica” che va al circolo locale. Questo pensiamo e bene ha fatto il Governo australiano a ricordarlo a Djokovic.
Dobbiamo smetterla di pensare da “privilegiati”, che possono “fregarsene” (ci passi il termine…) delle regole solo perchè miliardari. Non sono proprio loro che dovrebbero dare per primi l’esempio?