Le cronache dal mondo penitenziario sono ormai da anni un bollettino di guerra, non passa giorno senza essere costretti a leggere notizie inerenti suicidi o tentativi di suicidio, atti di autolesionismo, morti per la pessima gestione della sanità penitenziaria, proteste, battiture, addirittura omicidi in cella – come successo di recente a Velletri – ma anche di aggressioni agli agenti penitenziari e/o agli operatori penitenziari in genere.
Sbarre di Zucchero, l’associazione nata nel 2022 che si occuopa di sensibilizzare sulle tematiche inerenti i detenuti si dice preoccupata non poco dal fatto che dal Ministero della Giustizia non si stia correndo al riparo con una seria proposta di riforma penitenziaria, pensando all’incremento delle misure alternative, alla diversa gestione di detenuti tossicodipendenti e con disagio psichiatrico, al di fuori del carcere, per citarne alcune, misure che alleggerirebbero di gran lunga il difficile lavoro degli agenti penitenziari, già gravati da una pesante carenza di personale ed attualmente costretti a gestire con le sole loro forze, ma senza formazione specifica, situazioni anche di pericolo con detenuti particolarmente difficili. Il sistema carcere è un malato in fase terminale al quale vengono proposte solo cure palliative, senza efficacia nel lungo termine.
Anche per questi motivi Sbarre di Zucchero, Ristretti Orizzonti e Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia hanno indetto una manifestazione per sabato 16 settembre, davanti al Ministero della Giustizia.
Intanto grazie alla denuncia di Sbarre di Zucchero ha avuto un effetto positivo la pubblicazione della notizia relativa alla scarcerazione di un detenuto con problemi psichiatrici che si sarebbe trovato a vivere per strada. Invece, grazie all’allarme lanciato in tempo l’uomo è stato immediatamente preso in carico dagli enti preposti. “una piccola goccia” hanno commentato a Sbarre di Zucchero nel dramma dei detenuti psichiatrici.
Da segnalare infine che l’’Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Verona esprime solidarietà al collega psichiatra in servizio all’interno della casa circondariale di Montorio che nei giorni scorsi, mentre svolgeva il proprio lavoro, è stato vittima di un’aggressione da parte di un detenuto.
Si è trattato dell’ennesimo episodio che si aggiunge alle tante storie di intolleranza e violenza verso il personale sanitario di cui, purtroppo, si sente parlare sempre più spesso.
“Davanti a questi fatti – dice Carlo Rugiu, presidente dell’Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Verona – occorrono azioni concrete che garantiscano sicurezza e protezione alla classe medica e specialmente a coloro che esercitano nelle unità operative e nei presidi più esposti al rischio, a contatto con pazienti che, in relazione ai problemi per cui vengono trattati, sono impossibilitati a comprendere che il medico non è un nemico, ma un loro alleato. Questo episodio – conclude – che non può essere derubricato come un qualcosa di fatalmente connaturato alla professione psichiatrica, accade a pochi mesi di distanza dalla dolorosa vicenda, impossibile da dimenticare, della dottoressa Barbara Capovani, la psichiatra dell’ospedale di Pisa brutalmente assassinata lo scorso aprile”.