Fine dell’allerta arancione. Da domani, grazie al cambiamento del tempo e all’arrivo di una perturbazione che dovrebbe ripulire l’aria con piogge e vento, l’allerta smog rientra dopo giorni di valori record. Tornano a circolare i diesel euro 5.
Per le Pm10 si sono raggiunti valori doppi rispetto alla soglia di legge, stabilmente attorno ai 100 microgrammi per metro cubo, le Pm2,5 sono ben oltre i valori consigliati. Una situazione allarmante per tutta la Pianura Padana ma non si vedono decisioni efficaci per contrastare l’inquinamento dell’aria se non fatalisticamente aspettare che il tempo cambi. Le limitazioni del traffico sono quasi ridicole, perché non esistono controlli che verifichino se circolano auto o camion euro 2 o euro 3, così come neppure controlli sulle temperature negli edifici. Ogni tanto c’è la proposta, per contenere le emissioni di scarico, di ridurre la velocità sulle autostrade, che passano nelle città, ma sono voci nel deserto.
E a proposito di smog è partita una nuova polemica per l’emendamento presentato dalla Lega per salvare i falò del brusa la vecia. In prima fila il trevigiano Gianangelo Bof e il vicentino Erik Pretto. L’accensione di falò e fuochi tradizionali, quelli dell’Epifania o di Sant’Antonio, dall’altro ieri, grazie all’approvazione di questo emendamento, non rientra più nel campo di applicazione delle «Norme in materia ambientale» e dei divieti. «Con il nostro emendamento alla legge sulla salvaguardia delle manifestazioni di rievocazione storica e del patrimonio culturale immateriale, sarà consentita per legge l’organizzazione, preservando l’identità del nostro territorio» spiega soddisfatto Bof.
E Legambiente Veneto esprime profonda preoccupazione in merito all’approvazione dell’emendamento “salva falò” promosso dalla Lega alla Camera dei deputati. L’emendamento infatti consente l’accensione di maxi-fuochi all’aperto, indipendentemente dalla concentrazione e dai valori di Pm10 e Pm2,5, “rappresenta un grave passo indietro nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica”.
L’emendamento, spiega Legambiente, è stato presentato come un atto di tutela delle tradizioni culturali venete, ma non tiene conto degli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. In un periodo, quello invernale, in cui l’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali emergenze ambientali come dimostrano anche i dati delle centraline di rilevamento di Arpav che riportano da inizio 2024 ad oggi più di un superamento ogni due giorni del limite di legge in tutta l’area di pianura, concedere la possibilità di accendere falò senza considerare i livelli di inquinamento dell’aria è un gesto irresponsabile e miope.
Proprio per questo motivo, tra l’altro, a Verona l’amministrazione comunale del sindaco Damiano Tommasi ha vietato il falò della vecia il 6 gennaio, giorno dell’Epifania.
Nei giorni di allerta smog è previsto infatti lo stop ai roghi all’aperto, ma con questo emendamento il Parlamento di fatto sconfessa il lavoro e gli indirizzi delle Regioni.