Ci risiamo con lo smog. Ha fatto il giro delle redazioni la ricerca anticipata su queste pagine il 18 settembre scorso, che la Pianura padana è la zona più inquinata d’Europa, con le nostre città sempre tra le prime nella triste classifica dell’aria irrespirabile. Ma ora che siamo entrati nell’autunno con un potente anticiclone che sta facendo segnare livelli di caldo record, rallenta la circolazione dell’aria, ne favorisce il ristagno e aumenta l’ozono con il forte irraggiamento solare, la situazione diventa davvero difficile. La conferma arriva dalla centralina dell’Arpav al Giarol grande: le Pm 10, le micidiali polveri da smog, già da due giorni sono oltre la soglia di allarme. Il primo ottobre e il 2 ottobre si sono superati i livelli di 50 microgrammi al metro cubo. E le Pm2,5 in questi due giorni sono sempre state fisse a 31 microgrammi metro cubo (ben oltre la soglia di rischio è pari a 10 microgrammi di Pm2,5 per metro cubo) un dato molto elevato secondo gli standard europei. In forte risalita anche l’ozono.
Riprendendo infatti la ricerca pubblicata sulla base dei dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus, rielaborati dalla redazione tedesca di Deutsche Welle con l’European Data Journalism Network, sono 58 le province italiane dove la concentrazione media di Pm2,5 quest’anno è risultata superiore ai 10 microgrammi per metro cubo, limite attualmente stabilito dalle linee guida europee per garantire la salute delle persone. Al Giarol grande, val la pena ripeterlo, siamo oltre i 30 microgrammi. In nove Comuni italiani, inoltre, il valore medio di Pm2,5 ha superato i 20 microgrammi. Il risultato? Il 73% degli italiani vive in territori inquinati.
Dal 2028 al 2022 secondo i rilevamenti di Copernicus, l’inquinamento da Pm2,5 è risultato in aumento in 30 città italiane. A registrare le crescite più significative Biella (+17,2%), seguita da Lecco (+14,8), Vicenza (+14,3%), Como (+14,2), Varese (+14%). Risulta in salita anche la concentrazione media annua di PM2,5 nelle province venete di Padova, Verona e Treviso (al 5°, 7° e 9° posto).
A contribuire all’esplosione delle polveri non c’è solo il traffico urbano, non c’è solo il riscaldamento (e adesso gli impianti sono spenti) ma anche l’attività agricola in particolare con lo spargimento nell’aria di concimi, fertilizzanti e sostanze come l’ammoniaca.
Una situazione analoga quest’anno si era già verificata in febbraio e marzo per la morsa tra siccità e smog.