Sironi. “Ricomincerei dall’ex Arsenale” L’ex sindaca promossa da Massignan: “Lo ringrazio e pensare che nemmeno ci conosciamo...”

Professoressa Sironi, ha letto sulla Cronaca di Verona l’elogio che le è arrivato dall’urbanista e architetto Giorgio Massignan per la visione di città che aveva la sua amministrazione? Se l’aspettava?

“Ho letto, mi ha fatto molto piacere. pensi che con Massignan nemmeno ci conosciamo. E’ stato molto carino, seguo i suoi interventi e sono felice che abbia detto quelle cose perché lo reputo una persona competente”.

Lei è stata sindaco di Forza Italia per due mandati dal 1994 al 2002. Di che cosa va più fiera?

“Oltre a quello che ha detto Massignan e cioè che avevamo una visione di sviluppo della città, ricordo che noi nel 1994 avevamo ereditato una città travolta da Tangentopoli e la grande sfida era restituire dignità alla politica e dimostrare che si poteva amministrare la cosa pubblica in modo corretto. Ricordo che abbiamo trasformato la Gran Guardia in centro congressi e per le mostre, abbiamo ripavimentato via Mazzini che all’epoca era asfaltata rifacendo tutti i sottoservizi, il trasferimento del mercato ortofrutticolo mettendo d’accordo tutti gli attori coinvolti, abbiamo voluto la città Patrimonio dell’Unesco con i suoi monumenti e le sue mura per dimostrare che non è solo Giulietta e Romeo, abbiamo aperto il centro internazionale di fotografia agli Scavi Scaligeri dove sono passati molti fotografi di livello mondiale”.

Oggi da dove ricomincerebbe?

“Ricomincerei dalla sistemazione dell’ex Arsenale per postare lì il Museo di Storia Naturale che ha un potenziale enorme. Come seconda priorità, metto la riconversione del patrimonio militare destinandolo ad abitazioni e foresterie per gli studenti nella zona Università e ad abitazioni per giovani e anziani negli altri edifici ex militari che si trovano in varie zone della città”.

“Passalacqua e tramvia, che peccato…” Sironi: “I mandati duravano 4 anni e non 5 come ora. Due anni in più sarebbero serviti”

L’Arsenale era già tra i progetti del suo mandato di sindaco. Qualche rammarico?

“Ma vede, il rammarico è che all’epoca i mandati di sindaco duravano 4 anni e non 5 anni come adesso. Magari avessi avuto a disposizione dieci anni invece di otto, un progetti come quello dell’Arsenale sarebbe andato avanti con la risistemazione dei musei e non ci sarebbe stato neppure il disastro della Passalacqua che doveva essere un campus universitario e sarebbe anche andata avanti la tramvia su rotaia invece del filobus”.

Qual è stato, ripensandoci oggi, il segreto di quelle due amministrazioni che ha guidato?

“Aver costruito uno spirito di squadra con gli assessori e con la macchina amministrativa comunale. Tutti si sentivano partecipi di un progetto. progetto che era quello di ricostruire Verona puntando sul futuro per far sì che diventasse una città importante, sviluppata, grande, protagonista invidiata  per economia, cultura, arte. Siamo stati i secondi in Italia, dopo Milano con la Scala a trasformare l’Ente lirico in Fondazione trovando 9 miliardi di lire per questa operazione grazie a cariverona, Banche e Camera di commercio”.

Qual era il suo rapporto con Fondazione Cariverona?

“Buono, c’era allora il presidente Paolo Biasi. Con lui ma anche con Giorgio Zanotto alla Popolare i rapporti erano positivi. Si collaborava tutti per la città, con rispetto”.

Aveva il vantaggio, però lei, di non avere i partiti che le mettevano il fiato sul collo: erano distrutti da tangentopoli…

“Sì è stato un vantaggio questo. la classe politica era sottozero. Erano tutti nuovi e le pressioni dei partiti non esistevano. Con chi mi confrontavo? Con gli assessori, con gli enti interessati e poi alla fine le decisioni le prendi sempre in solitudine…Il rapporto con i cittadini ti dava forza, essere stato il sindaco più amato d’Italia è stato un grande riconoscimento, così come quella volta che in via Roma venni fermata da un signore corpulento che mi si avvicinò per dirmi: sono comunista ma ho votato per lei. E andò via.”

Andrà a votare le Europee?

“Certo. Insegno economia dell’Unione europea e sono convinta che possiamo influire sulle scelte dell’Europa”.

M. Batt.