“Signore, aiutaci: da soli siamo persi” L’eco delle parole di papa Francesco: “Ci siamo scoperti così fragili e disorientati”

Pioggia battente sui grigi sanpietrini di una citta del Vaticano deserta. Persino il cielo è commosso. L’abbraccio del colonnato di San Pietro, così immutabilmente perfetto, accoglie la solennità di un momento che non ha precedenti. Lì, sul sagrato, un uomo vestito di bianco sembra tenere sulle spalle il peso di un mondo spaventato e smarrito, che ha perso ogni riferimento. Un’immagine destinata a rimanere nella storia, ma forse anche a cambiarla. Milioni di cuori hanno assistito e compartecipato ad un momento irripetibile ed eccezionale, per la potenza visiva delle immagini che lo hanno testimoniato. Eccezionale, esatto. Per tutti. Sia per chi crede in Dio, che per chi non crede, ma vuole vivere una Vita con la V maiuscola. Già, perché il Pontefice è riuscito ad attingere all’oceano di paure in cui navigano oggi, senza bussola, i pensieri di tutti, e a farli suoi. Con l’amore di un padre, si è caricato sulle spalle il loro mastodontico peso, ne ha dato una chiave di lettura, e li ha tramutati in un’accorata e splendida preghiera. Eravamo esuli e viandanti in un oceano di incertezze, già, e quella preghiera straordinaria, in quella piazza deserta, al centro del mondo, ci ha fatti abbracciare tutti, perché tutti inquietati dalle medesime lancinanti incertezze. Permettendoci così di approdare su una terra ospitale dove ci siamo riscoperti fratelli. Tutti.
“Ci sentivamo forti e capaci di tutto. Ma la tempesta ha smascherato la nostra vulnerabilità e lasciato scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.”
Esisterà sempre un prima e un dopo rispetto al dono che ci è stato regalato venerdì da Papa Francesco. Ogni secondo è stato colmo di significato. In un mondo così indecifrabile, che in questi giorni ci restituisce, attraverso i media, solamente fotogrammi di desolante cupezza, ecco che si accende una fiaccola di speranza. È una preghiera che non solo ci offre un’interpretazione a questo presente così insondabile, ma ci porge anche una possibile soluzione per uscire dal buio: la facoltà di scegliere. Tra l’essenziale e il superfluo.
“Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è.”
Le riprese dall’alto ritraggono una piazza su cui incombe il grigiore, ricoperta da un cielo plumbeo. Eppure dal sagrato si irradia una luce, è il piccolo palco che è stato allestito per l’occasione, l’epicentro emotivo della serata. Baricentro cui si ancorano le nostre emozioni confuse e contrastanti. In due colori la sintesi di uno stato d’animo: il grigio dello smarrimento, e il bianco della luce speranzosa, che è la bussola.
E ancora: “Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti», così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.”
I nostri cuori piangono, come il cielo, per chi ci ha lasciato. Tutto il dolore del mondo ora è custodito nella fatica con cui Papa Francesco solleva l’ostensorio, che si alza al di sopra di tutto, per raggiungere una benedizione di cui ognuno di noi ha bisogno. La campane celebrano l’importanza e la sacralità del momento. Le strazianti sirene di sfondo sembrano interpretare quel potente inno alla solidarietà: “nessuno si salva da solo”. Uniti in questo abbraccio planetario, lo sappiamo più che mai. Nessuno esce dal buio da solo. La fiaccola è accesa per ricordarcelo.

Stefania Tessari