Sicurezza sul lavoro, cultura d’impresa Matteo e la sua storia sono stati protagonisti di una serie di incontri “Safety Day”

Un lavoro svolto mille volte, una sicurezza in gesti ripetuti ogni giorno. Un imprevisto e la vita stravolta. E’ la storia di Matteo Mondini, 39enne brianzolo, che nel 2010 durante la ristrutturazione di un negozio rimase folgorato per una sbadataggine. Dopo l’incidente, che gli è costato 35 operazioni, un bypass e l’amputazione del braccio destro senza alcun risarcimento da parte di chi gli aveva commissionato il lavoro, Matteo si è visto costretto a cambiare impiego e a modificare i ritmi di quella che sembrava una vita pressoché perfetta. Eppure, oltre a raccontare in modo accorato ogni passaggio della sua vicenda, ciò che colpisce nelle parole e nello sguardo di Mondini è l’incredibile caparbietà e voglia di rimettersi in gioco “ La mia vita è stata travolta e stravolta dall’incidente- racconta Mondini – ma grazie a questa esperienzae grazie all’incredibile forza della mia famiglia ho capito che avrei dedicato la vita a raccontare alle aziende, ai lavoratori, alle Istituzioni l’importanza della prevenzione in materia di sicurezza sul lavoro, perché un singolo errore può costare la vita.” Ed in effetti Matteo Mondini, che sui social è una star per i suoi messaggi di entusiasmo e resilienza, collabora con varie aziende italiane e con le Istituzioni lombarde proprio su queste tematiche. “Mi rendo conto che la mia voce è più ascoltata di qualsiasi corso – conclude – perché sono una persona vera, mostro senza paura i segni di ciò che un risparmio di 150 euro , il costo di un semplice salvavita, ha lasciato sul mio corpo e racconto con parole vere il mio percorso di rinascita.”
Matteo e la sua storia sono stati protagonisti di una serie di incontri, realizzati su più turni per rispettare le normative anti-COVID, che Everel Group, azienda con sede a Valeggio sul Mincio (VR) leader nella produzione e fornitura di componentistica elettronica ed elettromeccanica per le più rinomate aziende di elettrodomestici e per le principali case automobilistiche, ha organizzato per i propri dipendenti in occasione del primo Safety Day dedicato alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Una mission, quella di Everel, che va ben oltre i dettami di legge e che si inserisce in un’Italia che ancora oggi conta oltre mille morti sul lavoro all’anno quasi 700mila incidenti sul posto di lavoro negli ultimi 5 anni.
“Come EVEREL da anni abbiamo coniato il claim #sonosicurodiesseredisicuro che abbiamo rafforzato con la pandemia avviando protocolli aziendali anti-COVID ancora un anno fa – racconta Andrea Caserta, CEO del gruppo – lo slogan abbraccia il tema della sicurezza sul lavoro, non solo la questione del virus. Siamo convinti che si possa fare industria seguendo le regole, adottando buonsenso e responsabilità senza cercare scorciatoie per essere competitivi. Spesso il costo della sicurezza sul lavoro viene visto male nelle aziende, mentre si tratta del primo tra gli investimenti, poiché il capitale umano è per ogni azienda il bene primario da cui partire. Per noi – prosegue Caserta – si tratta di applicare un metodo di lavoro che rispetti la sicurezza non perché ci sia una legge che lo dice, ma perché ho rispetto dei miei collaboratori. La sicurezza deve diventare un patrimonio culturale aziendale.”
Paolo Carasi, Direttore dello stabilimento di Valeggio racconta in che modo concretamente l’azienda, che fortunatamente finora non è mai stata sede di grossi infortuni nonostante i macchinari utilizzati siano senz’altro tra i più complessi del settore manufatturiero, si occupi della sicurezza “Giorno per giorno formiamo il nostro personale non solo ad avere comportamenti virtuosi in tema di sicurezza sul lavoro, ma soprattutto a gestire la percezione del rischio. Aumentare il contenuto creativo e intellettuale di ogni attività consente di minimizzare il rischio. Inoltre in Everel cerchiamo di evitare qualsiasi turbolenza esterna che l’operatore si possa portare sul lavoro: abbiamo infatti creato lo sportello psicologico Everel4you. Infine – conclude Carasi – abbiamo attivato un monitoraggio anche sui mancati incidenti, per migliorare i processi e mettere in campo una serie di azioni correttive per ridurre il rischio e aumentarne contemporaneamente la percezione”.