La crisi climatica ci sta investendo, la qualità dell’aria non migliora ed il consumo di suolo continua a galoppare verso percentuali spaventose, ma l’approccio verso le infrastrutture della Giunta regionale del Veneto ricalca quello degli ultimi trent’anni. Alza allora le barricate Legambiente, preoccupata di fronte al al il ciclico ritorno di un ‘vizio’ tutto nostrano, quello delle dichiarazioni in favore di interventi pubblici, che dispensando cifre di investimenti in opere stradali cercando di dare l’idea che l’unica cosa che conti sia la quantità di denari elargiti e non la qualità degli interventi realizzati.
Ma se negli ultimi vent’anni non si è speso poco, per Legambiente è il momento di ricordare che si è speso male: si è investito in opere che non rispondevano ad esigenze reali o ad obiettivi a lungo termine, bensì a situazioni di emergenza, proponendo grandi opere inutili o mal progettate e spesso non ancora terminate, la cui utilità non è ancora stata supportata da dati ufficiali.
Per Legambiente è preoccupante che l’Assessore De Berti preferisca promettere nuove strade – esattamente come si faceva vent’anni fa – per risolvere i problemi che le stesse hanno creato, invece che partire dalle reali necessità del Veneto e dei suoi abitanti, stretti dalla morsa della crisi climatica, tra aria inquinata e sfrenato consumo del suolo, in un contesto di mobilità pubblica – vero problema nel settore trasporti in Veneto – ferma al palo con uno squilibrio modale totalmente a favore del trasporto privato su gomma. Una condizione di arretratezza della rete ferroviaria e del tpl davvero poco degna, considerando che la nostra regione è collocata nell’area del Paese nella quale vive buona parte della popolazione, dove si concentra il 75% delle aree costruite, la stragrande maggioranza delle attività produttive e la quasi totalità dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi e dove è quindi naturalmente una conseguenza che si concentrino anche il consumo di suolo, la distruzione e frammentazione degli habitat naturali, l’inquinamento, la crisi della biodiversità. Non a caso non c’è quasi indicatore ambientale che non mostri un andamento negativo e situazioni di criticità. Per questo secondo Legambiente è solo partendo da queste reali necessità, e non da nuove strade, che sarà possibile arrivare ad una concreta modernizzazione della nostra Regione.
“Siamo lontanissimi da obiettivi accettabili per la qualità dell’aria e per la riduzione del consumo di suolo – conclude Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto- ma c’è chi si ostina a cercare di risolvere i problemi con la stessa mentalità che li ha generati”.
Inoltre per Legambiente è totalmente falsa l’equazione suggerita dall’assessora De Berti ‘nuove strade uguale meno perdita di vite umane’ poiché al contrario questo non inciderebbe affatto sull’attuale strage stradale ma anzi ritarderebbe un vero cambiamento nei comportamenti alla guida, necessario per fermare la terribile tendenza di cui l’Italia detiene in Europa il triste primato (un incidente ogni due minuti e mezzo e un morto ogni tre ore causato da un mezzo motorizzato e il più alto numero di morti in ambito urbano). Per salvare vite umane sono, invece, prioritari gli interventi sulle prime cause di incidenti in Italia – distrazione alla guida, velocità eccessiva e mancate precedenze.