“Siamo tutti “orfani”: ci manca il nostro maestro”
La sorte caro maestro ti è stata poco propizia.
Lungo il tuo cammino hai portato la croce sulle spalle,
con umiltà e tanta dignità,
mai sentito un tuo lamento.
Tu eri il nostro faro,
quante cose abbiamo imparato da te…
Con questi bellissimi versi, la poetessa Marisa Leggio Zuffo di San Zenone di Minerbe, ha voluto ricordare la figura di Nerino Tognon, compaesano e vicino di casa.
Nel decennale della sua morte avvenuta il 9 settembre 2012, rimane vivo nel ricordo di tutti la grandezza d’intellettuale e la bontà d’animo di questo generoso poeta della Bassa veronese. Nato a Bonavigo il 9 ottobre 1937, Tognon è stato insegnante elementare ed anche Sindaco nel suo paese natio. Cultore di Dino Coltro, ha sempre unito all’attività d’insegnante molteplici interessi: un costante amore per i classici, un’appassionata dedizione alla poesia (sia come creatore che come organizzatore culturale nell’intento di diffondere il messaggio), lo studio della storia locale, l’attrazione per la musica classica, lirica e sinfonica.
“On toco del me core” edito nel 1985, è stata la sua prima opera in versi dialettali a cui hanno fatto seguito “Agape sentimentale” (1990) e “Il fragore dei sogni” (1998 entrambe con prefazione di Dino Coltro). In seguito sposta la sua attenzione al paese d’adozione e pubblica nel 2000 “San Zenone tra cronaca e storia”. Raccogliendo gli scritti di don Carlo Ballarotto (parroco del paese dal 1920 al 1964), ampliò la ricerca e consegnò ai posteri cenni storici ed interessanti documenti riguardanti l’antica Pieve di origine romanica situata in centro a San Zenone di Minerbe. Torna al vecchio amore per la poesia e pubblica nel 2001 “Lamento per Euridice” a cui fa seguito “Gaudemus Igitur” pubblicato nel 2004. Ormai anziano e con problemi di deambulazione che lo costringono in carrozzina, conscio della sua situazione ci lascia questa ultima perla:
“Ubriaco di lacrime di Nerino Tognon”
Non si cullano più le speranze
al sommo del mio orizzonte,
ad uno ad uno annegano
tutti i miei sogni.
S’è fatto più acerbo il rimpianto,
il ricordo dei giorni beati
dipinge di nero il futuro.
Presagisce tempeste
La mia anima stanca.
Domani, ubriaco di lacrime,
veleggerò insonne
nel vasto oceano del dolore
e come un capitano coraggioso
sarò lì ad aspettare,
impavido, il naufragio
sull’onda più alta:
ma sarà quella più attesa.
Antonio Dal Molin