.“Vizi privati e pubbliche virtù”: no, non stiamo parlando della “Favola delle api” di Bernard de Mandeville, ma del titolo del dibattito, tenutosi martedì scorso, promosso da La città che sale. Un momento di confronto molto partecipato che, come suggerisce il sottotitolo, “Le prospettive dell’Aeroporto Catullo tra politica e mercato”, ha posto il focus su una questione spinosa, dai risvolti sfaccettati, provando a rispondere ad alcune domande.
Come si inserisce l’Aeroporto Valerio Catullo nello scenario nazionale? Come ha impattato l’azione di SAVE e l’assenza di una gara internazionale sul presente dell’Aeroporto di Verona?
Nicola Fiorini, Presidente dell’Istituto Adam Smith Verona, ha rivolto critiche in merito ai rapporti di governance del Catullo: “Il problema, gravissimo, di queste vicende, non sta nel socio privato, che fa i suoi interessi, ma nei soci pubblici, a partire da quello principale, la Camera di Commercio di Verona, che hanno abdicato al loro ruolo. Non si sono mai fatti valere”. A questo proposito ha riportato un esempio: “I patti parasociali del 2014 prevedevano che l’amministratore delegato fosse indipendente dal socio privato. Risultato? Questo ruolo è oggi svolto dalla stessa persona al Catullo e a SAVE. Il controllore è stato catturato dal controllato, senza che nessuno obiettasse nulla, né i politici, né la stampa”.
Al fine di inquadrare la situazione generale del sistema aeroportuale nazionale, è intervenuto, con dati alla mano, Fulvio Cavalleri, già presidente del Catullo e, da vicario, di Assoaerporti. Le evidenze riportate hanno raccontato con efficacia gli strascichi della crisi pandemica: “Nel 2019, il Catullo era al sedicesimo posto, con 3,6 milioni di passeggeri. Nel 2020 un dramma: il 98% dei dipendenti per vari mesi in Cassa integrazione, 2 miliardi di perdite di fatturato…un disastro. Ora c’è ripresa, ma lentissima”.
Le contingenze più disastrose che hanno amplificato questi trends negativi: il crollo dei voli business, e i timori diffusisi in generale sui rischi di contagio negli aerei.
Il prof. Roberto Ricciuti, docente di Politica economica dell’Ateneo veronese, ha sottolineato un aspetto della vicenda: “SAVE voleva unire a Venezia e Treviso anche Trieste e Lubiana in un grande polo aeroportuale. Poi ha aggiunto solo Verona”. Ma Verona risente della concorrenza di due “convitati di pietra, Bergamo e Venezia che hanno destinazioni in tutto il mondo”.
Nel corso della serata ha, poi, preso la parola Stefano Valdegamberi, consigliere regionale per Zaia ricordando “Quando nel 2014 la società di Marchi entrò nel Catullo tutti acclamarono entusiasti: io lamentai l’opacità delle modalità di ingresso, senza bandire una gara e i pericoli della subalternità a Venezia. I risultati degli anni successivi mi hanno dato ragione”.
E’ stato poi il turno di Massimo Ferro, già presidente del Catullo anni fa. “Saveha salvato l’aeroporto dal fallimento, non dimentichiamolo. Dopodiché un imprenditore ragiona come tale. E non dimentichiamo che Verona non può, commercialmente, essere messa sullo stesso piano di Venezia”.
Sul punto non si è dimostrato d’accordo l’onorevole Gian Pietro Dal Moro: “Non è vero, dati alla mano, che il Catullo è stato salvato da SAVE, né che la pandemia ci abbia danneggiato più di altri. D’altra parte, dei 66 milioni di investimenti promessi da SAVE allora, quanti ne sono arrivati, finora?”.
Netta la sua affermazione: “Allora altri investitori internazionali erano interessatissimi al Catullo. E lo sarebbero ancora. Marchi ha fatto benissimo il suo lavoro, nel suo interesse, subordinando il Catullo al Marco Polo”.
Anche dal pubblico sono arrivati input. L’avvocato Andrea Sartori: “SAVE ha scelto di sacrificare Verona per Treviso, dove ora andrà Air France; e Venezia, dove apriranno le basi operative Ryan Air e Swiss Air e, forse, Volotea”.
Marco Wallner, Coordinatore di Azione Verona: “Verona è al centro di un comprensorio industriale notevolissimo e quindi in grado di reggere un aeroporto sicuramente più importante di quello attuale”.
Maurizio Facincani, segretario provinciale del Partito Democratico, ha chiosato ricordando la necessità di “ragionare non solo sull’aeroporto che vogliamo, ma a tutte le nostre grandi infrastrutture, dalla Fiera ad Agsm, che abbisognano di chiare strategie di sviluppo”.