È iniziato il restauro della Madonna con Bambino, opera policroma in gesso conservata al Palazzo dei Capitani: un vero e proprio capolavoro, dimensioni 87 x 59 centimetri, attribuita a Donatello (1386-1466) o alla sua scuola. Una delle pochissime copie ancora esistenti al mondo che è al centro di un’indagine affascinante a cura della restauratrice Giuseppina Rossignoli in collaborazione con l’architetto Michele De Mori.
La lunga storia di questa opera è infatti ancora in larga parte da scoprire. Originariamente era situata in una nicchia del Palazzo dei Capitani a Malcesine e presenta tutte le caratteristiche per essere annoverata tra le copie originali attribuite a Donatello. Se così fosse andrebbe ad aggiungersi alle altre e sole 23 riproduzioni riconosciute nel mondo. Una di queste è esposta al Museo di Castelvecchio a Verona (copia in stucco risalente al XV secolo), mentre una replica in cartapesta dello stesso periodo è conservata al Louvre di Parigi. Anche il Museo Nazionale del Bargello di Firenze ospita una probabile riproduzione ottocentesca in terracotta.
Dalle prime evidenze emerge l’ipotesi che la stesura di colore originaria, e relativo fondo preparatorio, siano riconducibili al sec. XV e, di conseguenza, portandoci così a presumere che la scultura in gesso possa essere una delle copie della Madonna di Verona realizzata dalla scuola di Donatello verso il 1450, che forse trova il suo originale in quella posta in via delle Fogge a Verona, nelle cui vicinanze si trova Palazzo Miniscalchi, appartenente alla stessa famiglia che rinnovò verso la metà del Quattrocento il Palazzo dei Capitani a Malcesine.
La copia di Malcesine era già stata oggetto di un restauro negli anni Venti del Novecento, quando è stata trasferita da una nicchia posta nell’atrio di ingresso, forse la sua posizione originale, in una stanza del piano primo del Palazzo. Al fine di scoprire ulteriori dettagli sulla sua storia e la tecnica utilizzata nella sua creazione, il Comune di Malcesine ha così richiesto analisi diagnostiche dettagliate per indagare le cromie attuali dell’opera, comprese le stratificazioni pittoriche che potrebbero essere state applicate nel tempo. I risultati delle analisi hanno formato la base per un piano di restauro conservativo autorizzato dalla Soprintendenza. Ora vi è grande attesa per l’inizio della ricerca storica, archivistica e documentale. Ulteriori tasselli che permetteranno di stabilire con certezza se l’opera può essere attribuita a Donatello o alla scuola del maestro fiorentino.