Si può fotografare l’amicizia? Il clic può fissare sentimenti? Quell’abbraccio ci racconta di sì Vialli e Mancini, lacrime che resteranno nella memoria di tutti

11 July 2021, United Kingdom, London: Football: European Championship, Italy - England, final round, final at Wembley Stadium. Football: European Championship, Italy - England, final round, final at Wembley Stadium. Italy coach Roberto Mancini (l) and Gianluca Vialli, head of the Italian national team delegation, hug after winning the penalty shootout. Photo: Christian Charisius/dpa (Photo by Christian Charisius/picture alliance via Getty Images)

No, non è solo calcio, sarebbe comunque troppo poco. Ci sono istanti che restano per sempre, foto consegnate all’eternità, immagini che ci parlano e ci raccontano che cosa può essere (deve essere?) anche lo sport.
Si può fotografare un’amicizia? Sì, è possibile. Senza didascalie, senza spiegazioni. Si può. Puoi fotografare dei sentimenti? Sì, è possibile. Puoi commuoverti, guardando una foto? Sì, è possibile. Anzi, inevitabile, se guardi questa foto. Una delle più belle che l’Europeo ci regala e non è, nè può esserlo, soltanto una foto di calcio.
Perchè anche il calcio, spesso e volentieri, se vissuto e raccontato come si deve, ti scrive storie di vita senza tempo. Senza fine. Dove comincia, questa foto? C’è dentro tutto, trent’anni e forse più, di calcio e di vita, di gol e di amicizie, di vittorie e di sconfitte, di lacrime e sorisi. Di promesse. Di speranze. Di calcio e non solo. Perchè gli amici sanno leggere oltre le apparenze, i sospiri, i pensieri. E tra amici non c’è bisogno di dirsi niente, parlano gli occhi. “Luca, vieni in Nazionale con me? Ho bisogno di te” disse un giorno Mancini a Vialli. “Mancio, corro”, urlò Vialli, che aveva capito tutto. Il senso di quella domanda e la sensibilità di quellaproposta. No, non era solo calcio, era molto di più. Era aprire a un amico che soffre, una finestra sul futuro. Era, semplicemente, dirgli “guarda che ci sono, come sempre”, senza bisogno di spiegarglielo.
Perchè gli amici sono questi, a volte non c’è bisogno di parlarsi, chè sarebbe inutile farlo.
E allora, ecco la “vecchia Samp” che si ricompone, con Lombardo e Salsano e il ricordo di “papà” Boskov, che un po’ (o molto?) deve aver ispirato Roberto Mancini. Il suo calcio allegro, divertente, libero da schemi. Il calcio dell’amicizia. Dei valori, umani e tecnici. E c’è qualcosa, di sicuro, del vecchio Vujadin, nelle scelte di Mancini. Uno che vedeva una volta e vede ancora, “autostrade, dove giocatore normale vede sentieri”.
Firmato Boskov. In quell’abbraccio c’erano anche pezzi di Samp.
Raffaele Tomelleri