Si può ancora sperare nella pace? Il vescovo: “Le nostre scelte attuale influenzano il destino di chi verrà dopo di noi”

“Si può ancora sperare nella pace?”: una domanda provocante rivolta al professor Giuliano Pontara in quest’epoca attraversata da una miriade di conflitti locali e tra Stati, sulla quale è pronto ad aleggiare addirittura lo spettro di una terza guerra mondiale, combattuta a suon di armamenti nucleari e strumenti di Intelligenza Artificiale.
L’occasione è stato il taglio del nastro della Scuola di pace e nonviolenza di Verona, nel Salone dei Vescovi dell’episcopio scaligero con Pontara affiancato dai direttori della stessa, don Renzo Beghini (presidente della Fondazione G. Toniolo) e Massimo Valpiana (presidente Movimento Nonviolento), e dal vescovo Domenico Pompili, ispiratore di questa prima pietra verso la costruzione di quell’edificio della Pace.
Nulla di nuovo sotto il sole quello che vediamo nel mondo attuale, secondo l’analisi del professore: è uno scenario già profetizzato da noti filosofi, attivisti come Gandhi, scienziati come Stephen Hawking, che già dieci anni – citato da Pontara – avvertiva come l’avanzata intelligenza artificiale “potrebbe segnare la fine della specie umana” in quanto “gli umani, limitati come sono da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero competere e sarebbero soprasseduti”.
L’esperto docente ha ricordato anche i dati dell’ultimo Rapporto dello Institute for Economics and Peace, secondo il quale a fine 2024 il bilancio degli scontri armati a livello internazionale, è giunto a 56, il più alto numero dal 1945 ad oggi. Ecco che la domanda: “Si può ancora sperare nella Pace?” diventa ancora più urgente quanto di inafferrabile soluzione. Ma non per i rappresentanti della politica cittadina quali Jacopo Buffolo, Assessore alle Politiche Giovanili e il presidente del Consiglio comunale Stefano Vallani, che ribadiscono il sostegno alle iniziative di pace e nonviolenza nascenti sul territorio. Né, come si apprenderà infine, per lo stesso docente originario di Trento, che dopo aver ricostruito la tragica fotografia di conflitti, massacri, genocidi che attanagliano il nostro tempo, «cui ci aggiunge la minaccia di nuovi e aspri conflitti per il controllo dell’acqua, per lo sfruttamento delle risorse dei fondi marini e oceanici, delle risorse nella regione artica, e ancora, per il controllo dello spazio», ha aperto altresì uno spiraglio di luce, offrendo ancora una volta a modello di pace duratura quella che scaturisce dal contributo di grandi del passato, uniti dall’assunto comune per cui la pace non può limitarsi al concetto di “assenza di guerre”.
Non è mancata la citazione del filosofo Emmanuel Kant: “Non sappiamo se la pace perpetua sia una cosa reale o un non senso… ma dobbiamo agire come se fosse una cosa reale, il che forse non è, e operare per la fondazione di essa”. «Quando?», ci interroga Pontara. «Sempre, qui ed ora – suggerisce – come nella Scuola di pace e nonviolenza che oggi inauguriamo, “prigionieri”, anche noi, di quella intelligente speranza di cui era prigioniero Gandhi».
«È anche questa la nostra responsabilità di adulti verso le generazioni future – aggiunge il vescovo di Verona, mons. Pompili –. Questa lungimiranza e questo sguardo su chi ancora deve nascere sono oggi fondamentali. Il nostro ospite ha dedicato un libro sull’etica e le generazioni future, scritto nel 1995 e aggiornato recentemente, per renderlo un testo capace di reale impatto sul presente.”