Professionali, utili e umani, per rendere la salute un diritto per tutti, senza distinzioni. Tramite interventi internazionali e progetti in Italia, con una particolare attenzione alle persone senza dimora. “Non è un caso se la massima di Medici per la Pace suona: “Dai diritti alla salute”. È un motto che si rifà al concetto di giustizia e lo applica all’ambito in cui l’associazione prevalentemente agisce: quello sanitario – spiega Fabrizio Abrescia, uno dei membri fondatori di Medici per la Pace, e attuale Presidente – Non un appello a gesti caritatevoli e compassionevoli, ma al riconoscimento e al rispetto di tutti i diritti inalienabili di ciascun essere umano, tra cui il diritto alla salute”. Come è nata la vostra realtà? Medici per la Pace è una Organizzazione di Volontariato (ODV) nata a Verona nel 2002 da un’idea semplice ma fondamentale: rendere la salute un diritto di tutti, senza alcuna distinzione di nazionalità, etnia, cultura, sesso e religione.La scelta del nome riassume il pensiero che anima il nostro lavoro quotidiano da vent’anni. Se la parola “medici” qualifica semplicemente i contenuti tecnici delle attività realizzate dalla associazione, “pace” è senza dubbio una parola pesante: la pace è al vertice delle aspirazioni, dei bisogni e delle necessità del genere umano, e non solo di questo. È nella pace che si fondano e risiedono la serenità, il benessere, lo sviluppo di un popolo come di una singola persona, di tutti come di ciascuno. Qual è la mission dell’associazione? Medici per la Pace opera per: migliorare le condizioni di salute, sociali e educative delle popolazioni in difficoltà; contrastare povertà, ignoranza, discriminazione ed ingiustizia; offrire servizi sociosanitari a persone in stato di bisogno, senza alcuna distinzione dinazionalità, etnia, cultura, sesso e religione. Su quale territorio operate? La nostra associazione è nata con una vocazione internazionale: i primi progetti sono stati realizzati in India, Myanmar, Cambogia e Nepal. Nel tempo, la nostra presenza si è diffusa a molti altri Paesi: abbiamo lavorato e stiamo lavorando per esempio in Bangladesh, in Ecuador, in Kenya, in Rwanda, in Romania, in Serbia, in Slovacchia. Dal 2006 abbiamo iniziato ad affiancare al lavoro all’estero diverse progettualità in Italia, in particolare a Verona e nelle province limitrofe. Ad oggi, in Veneto lavoriamo su quattro settori prioritari: l’assistenza sociosanitaria a favore di persone in condizione di grave marginalità, l’odontoiatria sociale, il sostegno educativo ai minori e le attività volte a favorire l’invecchiamento attivo. Collaboriamo con enti pubblici e privati a Verona e provincia, a Vicenza e a Mantova. Avete in cantiere progetti di cui vorreste parlare in particolare? Quest’anno siamo tornati a lavorare in Ecuador, dopo una pausa di alcuni anni, con un progetto biennale sulla nutrizione e la salute materno infantile. Teniamo molto a questo progetto perché include due tematiche che sono per noi importanti: la valorizzazione della cultura del luogo dove operiamo e la salvaguardia delle risorse naturali attraverso l’implementazione di tecniche agricole sostenibili. Nella cooperazione internazionale queste tematiche rivestono un ruolo fondamentale, imprescindibile e sempre più attuale. (st)
La pandemia ha reso i servizi più urgenti
Attivate servizi nei confronti di persone senza fissa dimora? Stiamo lavorando per replicare alcuni interventi di successo a favore delle persone senza dimora realizzati a Verona anche in altre province italiane e, a brevissimo, realizzeremo lo stesso tipo di interventi in parallelo anche a Bratislava, capitale della Slovacchia dove già siamo presenti, e a Ljubljana, capitale della Slovenia. Sarà un’ottima opportunità per proporre la nostra esperienza anche in altri contesti. I bisogni sono cambiati in questi ultimi tre anni? La pandemia e l’attuale crisi economica hanno reso più urgenti e diffusi bisogni che prima riguardavano una parte limitata della popolazione, in Italia come all’estero. La nostra sfida oggi è quella di trovare modi innovativi di rispondere alle necessità, integrando tra loro ambiti e competenze eterogenei, costruendo e rafforzando il dialogo con i partner pubblici e privati, cercando di ridurre il più possibile le distanze tra i servizi e le persone. Un esempio, in questo senso, sono gli Sportelli Medici di Prossimità che abbiamo attivato nel 2021 presso le mense dei poveri della città di Verona: ogni settimana, i medici e infermieri volontari di Medici per la Pace visitano le persone senza dimora. Mi racconta una “storia virtuosa” sorta grazie al contributo della vostra realtà? Più che una singola “storia virtuosa”, e ce ne sono state molte, mi piace ricordare tutta una serie di “episodi virtuosi”. Si tratta di episodi particolari, entusiasmanti e commoventi insieme, in cui il nostro interlocutore del momento, a volte poco più che una conoscenza superficiale, comprende in pieno, condivide e fa suoi i valori che ci muovono. In quell’istante una persona, magari lontanissima per cultura, lingua, esperienze di vita, si trasforma magicamente in un amico fidato, in un alleato pronto a battersi al nostro fianco. L’obiettivo comune diviene più importante di tutte le differenze e il senso di comunione e di solidarietà che si crea ci ripaga di tante difficoltà e ci dà la forza per andare avanti. In quei momenti capiamo che non siamo soli e che quello che stiamo facendo ha davvero un senso universale. Di che tipo di supporto avete maggiore bisogno? I fondi sono importanti per continuare a garantire il supporto alle persone che aiutiamo, ma il tempo e le capacità che le persone possono dedicare ad una causa hanno per noi un valore ancora maggiore: attualmente siamo alla ricerca di odontoiatri che a Verona e provincia possano mettere a disposizione qualche ora del loro tempo per donare un sorriso sano a chi non può permetterselo. Cerchiamo anche volontarie e volontari che ci aiutino ad accogliere e accompagnare i nostri beneficiari durante le visite mediche, o che semplicemente ci supportino nel confezionamento dei nostri prodotti solidali o che prendano parte ai nostri banchetti a Verona. Sono queste le attività che rappresentano il motore di Medici per la Pace, e anche poche ore al mese sono un contributo fondamentale. Un’altra modalità davvero molto utile per sostenerci è il 5×1000: basta indicare il nostro nome e il codice fiscale 93147060235 nell’apposito spazio della Dichiarazione dei Redditi. Cosa vi augurate dal futuro per la vostra realtà? Ci auguriamo di riuscire a fare interventi che siano sempre più professionali, più utili e più umani. Ci auguriamo soprattutto che la nostra attività sia compresa da molti come una testimonianza del fatto che l’equità, la solidarietà, l’empatia e la cooperazione sono le uniche modalità realmente vincenti nella relazione tra le persone, così come tra i gruppi etnici e le nazioni. Stefania Tessari puntata numero 20