Se tutto dovesse andare bene, nelle ultime fasi di sperimentazione, già a inizio Dicembre potremo avere le dosi del vaccino contro il Covid-19, messo a punto dall’azienda italiana Irbm di Pomezia in collaborazione con l’università di Oxford, la cui produzione è affidata alla anglo-svedese AstraZeneca.
Arrivano dichiarazioni confortanti dall’AD e presidente dell’azienda italiana Irbm di Pomezia, Piero Di Lorenzo. Se tutto dovesse andare nel verso giusto, durante questa ultima fase sperimentale, le prime dosi del vaccino potrebbero essere immesse nel mercato già ai primi di Dicembre “Per quanto mi riguarda io ribadisco che se non insorgono problematiche improvvise è ragionevole pensare che la fase clinica di sperimentazione possa concludersi entro fine novembre o primi di dicembre” ha dichiarato Di Lorenzo. Attualmente il vaccino si trova nella fase 3, ossia viene sperimentato su volontari, comprese persone con patologie pregresse, in modo da avere riscontro su eventuali effetti collaterali che potrebbe scatenare. Continua Di Lorenzo: “Conclusa la fase tre la palla passa all’agenzia validatoria, quindi all’Ema (l’Agenzia Europea del Farmaco) per l’eventuale validazione. In tempi normali, per la validazione di un farmaco occorrono tra i sei e i dodici mesi. Ma questi non sono tempi normali”.
E difatti, il colosso AstraZeneca, è già partito da alcuni mesi con la produzione delle prime dosi. Sempre secondo Di Lorenzo, AstraZeneca dovrebbe essere in grado di produrre entro giugno 2021, circa 2 miliardi di dosi. Per l’Europa si stima una produzione entro fine anno di 15-20 milioni di dosi, di queste, l’Italia potrebbe riceverne circa 2-3 milioni di dosi. Vaccino che per primo sarà somministrato ai sanitari, alle forze dell’ordine e ai pazienti e personale delle Rsa.
Da ultimo Di Lorenzo ci tiene a ringraziare tutti i ricercatori e ricercatrici che in questi mesi si sono impegnati nello sviluppo del vaccino, sottolineando come. “Da gennaio stiamo lavorando ventre a terra, abbiamo la fortuna di avere ricercatrici e ricercatori che oltre ad essere particolarmente bravi sono molto volenterosi. Il nostro segreto? Lavorare tanto e avere anche un po’ di fortuna, perché senza una delle due non si va da nessuna parte. Detto questo, sono orgoglioso che un’azienda italiana sia in prima linea in questo progetto, anche se sono convinto che la scienza non sia italiana, inglese o americana ma sia un bene globale. Allo stesso tempo sono orgoglioso di poter lavorare insieme a un’università prestigiosa come Oxford e a un player globale come AstraZeneca”.