Sfide urbanistiche Bissoli accelera La vicesindaca ha presentato alla maggioranza il Pat che andrà in Giunta a settembre. Prosegue la verifica sul caso Bertucco (in ospedale per un pit stop programmato). L’obiettivo è liberare le periferie dal traffico. Ma spunta il nodo Nassar

Le scelte urbanistiche per disegnare la Verona dei prossimi anni sono sempre il piatto forte della Giunta di Palazzo Barbieri in questo periodo. Dopo la delibera per lo sviluppo della Marangona, con tutte le fibrillazioni politiche che si sono scatenate tra gli assessori e il no di Michele Bertucco, ora viene avanti il piano generale, vale a dire il Pat, piano di assetto del territorio che la vicesindaca Barbara Bissoli ha presentato alla maggioranza e che verrà portato in Giunta per l’approvazione in settembre. Il piano contiene le linee guida di sviluppo della città. Ma intanto a più breve termine dovrebbe arrivare in Giunta un altro caso spinoso, quello della lottizzazione del Nassar, vicino all’Adige, che secondo molti sarebbe in zona di pericolo di espansione dell’Adige.
Intanto questa mattina la Giunta è tornata a riunirsi senza però l’assessore Michele Bertucco che aveva programmato da tempo un pit-stop ospedaliero di qualche giorno.
Il dibattito nella maggioranza su come procedere dopo la contrarietà espressa dall’assessore sulla delibera della Marangona in Giunta e in il No in Consiglio comunale della consigliera Jessica Cugini procede tra le forze di maggioranza senza che per ora si arrivi a una conclusione. Anche perché il sindaco Tommasi non ha intenzione di revocare le deleghe a Bertucco né tantomeno vuole indebolire la maggioranza perdendo la componente della Sinistra in Comune che si allarga anche a parte dell’ambientalismo veronese. E perdere questa area significherebbe poi ritrovarsela all’opposizione. Però il dissenso, che secondo Tommasi è consentito, dovrà essere esplicitato secondo tempi e modi meglio precisati.
Nel frattempo appunto vengono avanti altri temi spinosi per l’urbanistica veronese. In particolare, dicevamo, il Pat. Nel confronto a Palazzo Barbieri, di ieri, a cui faranno seguito altri due momenti sempre in questo mese, sono state presentate le linee di sviluppo e gli scenari urbanistici.

Stop al consumo di suolo e più quartieri

Con la vicesindaca erano presenti Paolo Galuzzi, professore ordinario della Sapienza Università di Roma e coordinatore del gruppo di consulenti del team multispecialistico che affiancano i tecnici della Direzione pianificazione urbanistica del Comune di Verona, insieme a Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, che ha prima illustrato i dati sull’andamento demografico e socio-economico anche ai fini del dimensionamento del nuovo Pat.
Il Pat, a cui farà seguito il PI (Piano degli interventi), è uno strumento urbanistico strategico che segnerà la direzione in cui Verona si svilupperà nei prossimi 10/15 anni, dando quindi un imprinting e delle linee guida nelle quali si potranno innestare le future decisioni politico-amministrative, linee guida all’insegna della rigenerazione e della sostenibilità ambientale, nonché socio-economica della città. Per questo l’importanza di una condivisione e compartecipazione delle forze di maggioranza.
Ha spiegato Bissoli: “Questa Amministrazione intende agire il cambiamento di Verona, con impegno, cura e responsabilità, un cambiamento che la città attende da almeno vent’anni e che transita anche dal rinnovamento delle politiche urbanistiche; un cambiamento che oggi non si configura come un’opzione, ma come un’esigenza non rinviabile”.
E le traiettorie quali saranno? “Occorre imprimere una diffusa rigenerazione urbana, non solo per fornire tutti i quartieri delle necessarie dotazioni di servizi di prossimità e di collegamenti di mobilità e per liberare i quartieri cittadini dal traffico viario di attraversamento, ma anche per governare lo sviluppo delle diverse funzioni che caratterizzeranno la vita socio-culturale ed economica di Verona, affinché lo sviluppo sia coerente con i principi della transizione ecologica e della lotta al cambiamento climatico, ma anche con la crescita dell’Ateneo veronese e con l’ineludibile ruolo di crocevia intermodale transeuropeo della Città”.
Al tal riguardo, “dobbiamo essere consapevoli che la completa attivazione tra il 2030 e il 2040 di detto crocevia, recentemente confermata dall’Unione Europea, potrà creare, se ci faremo trovare preparati, una grande occasione di crescita civile, sociale ed economica per la Città”.

Serve più qualità nelle offerte di lavoro

Ma quali sono i pilastri sui quali si fonda il Piano? Sono sostanzialmente due: l’attrattività sostenibile della città e il progetto di suolo, ossia un utilizzo consapevole e sostenibile. Due sono anche gli orientamenti strategici per la città: Verona città europea e del lavoro, prima di tutto, capace di essere attrattiva per i giovani universitari che già frequentano gli atenei cittadini, e per i lavoratori e lavoratrici qualificati, che le imprese del territorio richiedono da tempo. Quindi una offerta di lavoro di qualità, per non avere solo magazzinieri e camerieri e affittacamere, come dice per esempio l’ex sindaco Paolo Zanotto. Un timore condiviso da molti, perché una città che vive di logistica e turismo rischia anche di dequalificarsi.
E poi, dice il Pat, una Verona città dei quartieri e della prossimità, tema che avrà un riscontro diretto nello strumento, orientato verso una politica dei servizi e dei bisogni anche socio-culturali.
Per raggiungere questi obiettivi servirà un’”attenzione all’abitare, con un orientamento decisivo verso alloggi a locazioni calmierate, con investimenti nel social housing e senior housing”. L’ideale sarebbe riportare residenti in centro città e riqualificare le periferie.
Per questo si prevede il “riuso e rigenerazione del preesistente, anche in ottica residenziale (per esempio la ZAI Storica, soprattutto nelle aree prossime ai quartieri più prettamente residenziali)”. E poi “riconversione con la finalità di creare nuovi mix funzionali che vadano nella direzione della prossimità locale, favorendo servizi di vicinato e di quartiere, continuando su quella conformazione urbana di prossimità che già contraddistingue la città”.
E veniamo al progetto di suolo, tema molto caro all’ala più ambientalista della maggioranza del sindaco Tommasi, tanto che è stato un tema caldissimo per la Marangona.
Il progetto di suolo nel nuovo PAT verrà declinato secondo due accezioni: la prima riguarda da vicino il disegno e la qualità degli spazi aperti di quella che viene definitiva la “città pubblica e collettiva”, che va pensata in forma continua, diffusa e connessa, come il telaio delle relazioni su cui si struttura la geografia della città per quartieri, nell’ottica della prossimità.
La seconda riguarda il processo di ri-generazione del suolo (anche dell’acqua), laddove si trovino condizioni degrado, di impoverimento qualitativo e funzionale, di riduzione della biodiversità. “Il consumo di suolo massimo stabilito dalla regione Veneto per il Comune di Verona è pari a 94 ettari, senza considerare l’applicazione delle deroghe di legge, che costituiscono il consumo di suolo effettivo che deve essere contenuto con misure specifiche”, per cui nel Pat saranno specificate le linee di indirizzo per uno sviluppo sostenibile pianificato. Il Comune di Verona peraltro ha già accettato questo limite. Dei 94 ettari concessi dalle misure regionali di contenimento, il PAT propone di non ricorrere a tale opportunità o di impegnarne una quota minima mettendola a disposizione nei prossimi 10/15 anni, laddove necessario per una riorganizzazione di attività artigianali e produttive esistenti.
Per quanto riguarda le infrastrutture, non solo di mobilità, l’intento sarà quello di selezionare un numero limitato di nuove infrastrutture necessarie, che aiutino a risolvere i problemi pregressi della mobilità dell’area veronese, e che siano progettate con grande attenzione sotto il profilo ambientale e paesaggistico.Il disegno del verde urbano dovrà tenere conto di questa nuova fisionomia della città e della mitigazione climatica.

Lottizzazione al Nassar, un altro nodo

E in tutto questo scenario di crescita della città e delle sue vocazioni si innestano poi le delibere particolari, come quella che arriverà in Giunta sulla lottizzazione al Nassar, contestata dagli ambientalisti che hanno lanciato un appello alla vicesindaca Barbara Bissoli con il coordinatore di Veronapolis, Giorgio Massignan in testa: “Nel 2015 è entrato in vigore il Pai (Piano di assetto idrogeologico) E parte della ipotetica lottizzazione al Nassar, sostiene Massignan, “si trova in un’area esondabile”.
Da qui l’appello: “Assessora Bissoli, molti cittadini di Verona le chiedono di andare in Regione per modificare le destinazioni d’uso assurde e pericolose del Paqe (Piano d’area del Quadrante Europa). Le chiedono di dare prova della stessa tenacia che ha dimostrato nel fare approvare il piano della Marangona e le chiedono di proteggere il verde, l’ambiente, il paesaggio e la sicurezza idrogeologica del nostro territorio”.
Il problema è che le sentenze del Tar hanno dato ragione ai proprietari dei terreni e diventa difficile per il Comune trovare strade per opporsi ora che è stato presentato un progetto più contenuto.
Ricostruendo la vicenda, si risale alla amministrazione Sboarina quando l’assessore alla pianificazione Ilaria Segala rese noto che Adige Jewels aveva presentato una nuova proposta di intervento al Nassar, con volumi più ridotti, chiedendo che fosse inserita nella Variante 29, prorogando la scadenza del PUA (Piano Urbanistico Attuativo). L’assessora respinse l’offerta e non prorogò il Piano Attuativo presentato dalla società Adige Jewels, che ricorse al TAR del Veneto.
Il Comune di Verona fu condannato a restituire alla società ricorrente gli oneri di urbanizzazione
versati, che ammontavano a circa 793.000 euro più gli interessi.
Gli oneri furono restituiti, ma la società Adige Jewels fece un nuovo ricorso contro la bocciatura della proroga, ricorda Massignan, e lo vinse.
Cosa farà la nuova amministrazione Tommasi?E’ noto che si tratta di un’area a rischio esondazione ed è inserita con la denominazione “Le Porte della Città al Nassar di Parona” nel Paqe.
“Il solo modo per l’Amministrazione Comunale di bloccare definitivamente quella lottizzazione, è di
chiedere l’esclusione dalle previsioni del Paqe di edificare in quell’area, che andrebbe tutelata per il rilevante interesse naturalistico e paesaggistico, oltre che per il rischio di dissesto idrogeologico”.
Un altro tema spinoso per la Giunta Tommasi: ci saranno altri clamorosi dissensi?