Il Covid ferma lo sci. Il governo risponde picche alle Regioni del Nord. Un “no” alla settimana bianca motivato dalla convinzione che gli spostamenti non indispensabili, le resse in funivia e in cabinovia, gli alberghi affollati, soprattutto le migrazioni da Centro e dal Sud d’Italia – in una nazione trasformata a Natale presumibilmente in zona gialla – verso i comprensori sciistici, possano trasformarsi «in una formidabile occasione di contagio».E siccome, come dice Giuseppe Conte, «non possiamo permetterci vacanze sulla neve, perché tutto ciò che vi ruota attorno è incontrollabile», addio alle settimane bianche. Almeno per ora. Da gennaio, se non arriverà la temuta terza ondata dell’epidemia, se ne riparlerà.
Giro di vite in vista anche per il Natale, con «misure ad hoc». Nonostante che a ridosso delle Feste quasi tutta l’Italia sarà presumibilmente in zona gialla, Conte ha deciso di metterci la faccia introducendo restrizioni nazionali. Con il Dpcm del 4 dicembre il governo dovrebbe vietare dal 23 (se non dal 19 dicembre) gli spostamenti tra Regioni (forse addirittura tra Comuni) per impedire cenoni e feste di famiglia allargate.
E dovrebbe estendere il coprifuoco alle 21, per rendere impossibili le riunioni tra più nuclei familiari. Con due possibili eccezioni: sì ai ricongiungimenti tra genitori, figli, coniugi e partner conviventi, anche per non costringere gli anziani a un Natale in solitudine («ma saranno indispensabile mascherina, distanziamento e tamponi rapidi»). E sì (forse) a una deroga al coprifuoco la notte di Natale per consentire di partecipare alla Messa di mezzanotte.Perfino su queste due eccezioni c’è però dibattito nell’esecutivo: «Se è vero come è vero che l’80% dei contagi avviene in famiglia, sarebbe assurdo consentire i ricongiungimenti familiari tra chi risiede in Comuni o Regioni diverse. Lo stesso vale per l’affollata messa natalizia…», dice un ministro che caldeggia la linea dura.
Spiegazione: «Se sbagliamo questo Natale, a gennaio ci troveremo di nuovo con centinaia di morti, il sistema sanitario al collasso e l’economia in ginocchio».
Ma se è vero, come è vero, che nell’esecutivo e nella maggioranza c’è chi spinge per far ripartire lo sci (in primis il ministro Federico D’Incà e il capogruppo dem Andrea Marcucci e Italia Viva), la posizione di Conte e dei ministri Roberto Speranza (Salute), Francesco Boccia (Regioni) e Dario Franceschini (Cultura) resta ferma sul no. Dice Conte: «Non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve. Anche per gli impianti da sci il problema del protocollo è un conto, ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile».
Le Regioni del Nord insistono: “Riaprire!”
I governatori del Nord però non accettano il divieto. L’economia dello sci a Natale vale il 30% del fatturato, per circa 12 miliardi e 120mila posti di lavoro. Così la Conferenza delle Regioni ha approvato le linee guida «per uno sci in sicurezza», nel tentativo di spingere il governo a dire sì in occasione del Dpcm del 4 dicembre.
Le regole: mascherina chirurgica obbligatoria, riduzione del 50% di presenze in funivie e cabinovie rispetto alla capienza massima (resta al 100% per le seggiovie), tetto massimo di skipass giornalieri, acquisto on-line dei biglietti per evitare le code e après ski consentito solo con posti a sedere. Impianti chiusi nelle zone rosse, invece, per gli sciatori amatoriali.
Anche tra i governatori c’è comunque «comprensione per il momento». Dice Luca Zaia, presidente del Veneto: «Ho troppo rispetto per i medici che sono in ospedale a combattere il Covid per far partire un dibattito sull’Immacolata e se andiamo a sciare.
Il Natale sulle piste da sci è un’era diversa da questa: il Covid ci ha insegnato che ogni giorno ha la sua pena e in 30 giorni può accadere di tutto».