Mai stato uno sprinter, Aglietti. Giocatore in apparenza lento, andatura un po’ sghemba, gambe a X, un po’ come un altro grande bomber arrivato prima di lui nel cuore della gente, Nico Penzo. Mai stato così veloce, come oggi, nell’entrare dritto nel cuore di una città. Aglietti l’ha folgorata, con una parola che nel calcio folle di oggi, ricorre sempre di meno: NORMALITA’. Nelle scelte, nelle parole, nel mo do di essere, nel la coerenza. Aglietti “Normal One”, oggi “sprinta” per l’Hellas. Per non lasciare una panchina che sente sua, perchè se uno è bravo, umile, serio, gli basta un niente per farcela. Aglietti ci crede, Setti ci pensa. Forse me no di ieri e più di domani. Di sicuro, quello che Setti aveva in testa alla vigilia del Cittadella, oggi non è più così. Aveva già visto Juric, ad esempio. E non solo. Perché pensava, onestamente, che fosse difficile ribaltare il Cittadella, ma anche perché con Aglietti era stato chiaro: “Prendi il Verona, fai quello che ti viene, poi ne parliamo”. Senza impegno, insomma. Nessuna clausola speciale in caso di promozione, se non un premio fissato più per scaramanzia che per altro. Né Aglietti, anche questo segno di serietà, aveva preteso nulla. Un altro, al suo posto, avrebbe posto delle condizioni, il rinnovo automatico in caso di promozione, ad esempio. Aglietti no. Ha preso al volo quel treno che il destino gli ha fatto passare davanti. Perché così è la vita. C’è gente che va alla stazione ogni giorno, ma arriva sempre troppo presto o troppo tardi. Aglietti è salito sul treno, senza valigia, senza niente. “Andiamo, vediamo dove va”. E questo, oggi, diventa un jolly che si gioca. Forte. Pesante. Forse decisivo. E’ piaciuto questo, anche, al di là del suo capolavoro sul campo. E’ piaciuto quell’essere normale, quel vivere alla giornata che sta nella sua filosofia, che in fon do è piaciuto un sacco anche alla gente di Verona. Oggi Aglietti ha trentamila che spingono per lui. “Io ho fatto il mio, adesso non devo decidere io” ha tagliato corto dopo la promozione. Ha fatto il suo, l’avevano chiamato per questo. Ma se domenica sera, la partita tra lui e Juric era 20-80, oggi, probabilmente, i numeri sono capovolti. Setti ci pensa, forse è pure giusto così. “Ho già sbagliato con Pecchia” dev’essere il suo pensiero. Pro mosso in A, poi riconfermato, “ma era giusto cambiare”. Setti non vuole ripetere errori, e comunque vuole mettere a frutto la lezione. S’è preso qualche giorno per meditare, perchè sa che, stavolta, ha margini di errore ancora ridotti. Medita e ascolta. La città, i suoi umori, i suoi silenzi. Compreso il silenzio di Aglietti, che intanto incassa richieste di qua e di là, tutta serie B, sia chiaro. Lui la sua carta se l’è giocata bene, oggi lo vorrebbero in tanti. Folgorati da quel suo essere “d’altri tempi”, il calcio fatto semplicità, i giocatori nel loro ruolo, santo Dio, ci vuole molto? In fondo, lo predicava pure Osvaldo Bagnoli. “El tersin el fa el tersin, l’ala la fa l’ala…”. Il calcio riportato a semplicità, perchè non è più il tempo dei maghi e perchè resta, al di là di tutto, più semplice di quello che si crede. Tutto questo gioca a favore di Alfredo Aglietti (no me e cognome iniziano per A, che sia solo un caso?), che una volta, con l’andatura sghemba che si ritrovava, fece gol alla Nazionale di Sacchi, alla vigilia dei mondiali del ’94. Il suo Pontedera vinse 2-1, gol di un certo Aglietti. Già, le grandi imprese gli son sempre piaciute…