I fatti, che si verificarono durante il 1967 in alcune Università italiane, anticiparono senza soluzione di continuità la deflagrazione contestatrice del Sessantotto in Italia.
Dal 7 all’11 Febbraio del 1967 gli studenti occuparono l’Università di Pisa ed elaborarono le Tesi della Sapienza, acquisendo il nome dal palazzo in cui furono scritte.
Il documento era dichiaratamente politico e si proponeva “la demolizione sistematica delle tesi della controparte, individuata nell’istituzione universitaria e accusata di svolgere un ruolo funzionale al sistema capitalistico.
Il Movimento intendeva coinvolgere nella lotta anche gli studenti della scuola media superiore, perché lo sviluppo capitalistico “assorbe sempre più forza lavoro qualificata non solo dall’università, ma anche dalla scuola media.”
Nelle Tesi si sosteneva inoltre che l’opposizione al capitalismo non doveva essere settoriale, ma andava estesa a ogni ambito della società civile e tutti uniti si doveva intraprendere la lotta di classe “contro il sistema capitalistico nella sua totalità”. Venne predisposta una piattaforma programmatica per il diritto allo studio e si profilò la creazione di un sindacato studentesco, da inquadrare all’interno del sindacato operaio, a tutela dello studente, che era considerato a pieno titolo un lavoratore. Il 23 Aprile si tenne a Firenze la prima manifestazione nazionale contro l’imperialismo statunitense e a sostegno della resistenza nel Vietnam, organizzata dall’UGI (Unione goliardica italiana).
Il manifesto dell’evento mostrava la bandiera degli Stati Uniti d’America con in trasparenza un teschio, su cui campeggiava una frase ripresa da Tacito: Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace. In Giugno fu reso pubblico a Trento il Manifesto per l’università negativa. In linea con l’analisi sul sistema universitario prodotta nelle Tesi della Sapienza e seguendo un’impostazione di stretta osservanza marxista, secondo la quale l’università è uno strumento di dominio della classe capitalistica, il Manifesto avanzò il progetto di una “università negativa, che esprima in forma nuova nelle università italiane quella tendenza rivoluzionaria che sola potrà condurre la nostra società dalla ‘preistoria’ alla STORIA.” Vennero perciò progettati dei controcorsi per combattere i sistemi di idee inculcatati dagli accademici e le correlate autoritarie prassi didattiche. L’occupazione in Novembre dell’Università Cattolica di Milano, per protesta contro l’aumento delle tasse, segnò l’inizio delle manifestazioni che via via interessarono molti altri atenei italiani. Il motivo centrale della contestazione era il rifiuto della riforma universitaria Gui.
di Romeo Ferrari, docente di storia e filosofia