È un anno anomalo questo per il Servizio Civile Universale, nella provincia di Verona sicuramente meno ricco. Per la prima volta, vengono escluse importanti realtà tra le quali il CSV di Verona che aveva presentato progetti per 95 posti coinvolgendo 46 associazioni ed enti del territorio che puntavano sui giovani per coinvolgerli, farne uno dei perni importanti della loro attività quotidiana a favore del prossimo.
Complice un forte taglio di posti disponibili a bando, che sono passati dai 71.550 nel 2023 ai 52.236 del 2024, e alcune criticità nelle assegnazioni dei punteggi – ora in fase di revisione così come richiesto a gran voce da molti degli enti esclusi –, si tratta di una doccia fredda che coinvolge il Veneto (la Provincia di Belluno, ad esempio, è in assoluto tra le maggiormente penalizzate) e molte altre Regioni, pur a macchia di leopardo. La situazione ha messo in allarme il Coordinamento Spontaneo degli Enti di Servizio Civile del Veneto (CSEV) che nei mesi scorsi ha inoltrato una serie di richieste, interrogazioni e sollecitazioni a livello regionale e nazionale a cui però, almeno fino ad oggi, non è stata data risposta alcuna.
Se per CSV si tratta di una perdita dolorosa, il bando di Servizio Civile è comunque attivo: scade il 15 febbraio e sul territorio alcuni posti a disposizione ci sono ed è nostro obiettivo promuoverli il più possibile convinti come siamo che l’esperienza di SCU sia un’esperienza preziosa, che impegna i giovani e le giovani dai 18 ai 28 anni in un anno nei vari ambiti in cui opera il mondo del volontario, arricchito di attività di formazione, un contributo economico e un bagaglio di relazioni e competenze spendibili poi nel mondo del lavoro. Proprio per questo, CSV rimane a disposizione dei giovani come guida per indirizzare ciascuno nelle sedi e nei progetti disponibili sul territorio. “Nessun posto deve andare sprecato, anzi dobbiamo dare un segnale chiaro di maggiore necessità soprattutto per il prossimo anno. Un invito al Dipartimento e alla politica a investire maggiori risorse per aumentare i posti disponibili. E vogliamo anche invitare i politici veronesi a farsi portavoce delle necessità del territorio. Siamo ancora in tempo per trovare nuove risorse e riaprire il bando”, fa appello il presidente del CSV Roberto Veronese.
Da un lato, dunque, la mobilitazione che sta partendo su più fronti e andrà avanti anche in rete con gli altri enti esclusi, sia a livello regionale che nazionale. Dall’altro, un senso di amarezza e di impotenza nei 46 enti del Terzo settore che afferiscono al CSV di Verona, rimasti orfani dei propri giovani, e che si sono riuniti nella sede del Centro per un incontro aperto di riflessione sul futuro del SCU, considerando che i presupposti per il prossimo anno sono ancora più ridotti. Tuttavia, è emersa la volontà e la convinzione di rimettersi in gioco e di pensare a nuove strategie. “Il Servizio Civile è un momento importantissimo per la crescita dei giovani che abbiamo sempre impostato come arricchimento di competenze, come attenzione verso esperienze di cittadinanza e di incontro tra il mondo giovanile e le associazioni che si occupano di molti ambiti sociali, sanitari e ambientali”, riflette Veronese. “E i recenti report dimostrano quanto ha inciso sulla crescita dei giovani e anche sul loro futuro impegno nel volontariato”, aggiunge Veronese. Detto questo, CSV e associazioni sono comunque convinte che sia necessario rivedere alcune modalità relative al bando, soprattutto per quel che riguarda le tempistiche. Alla base dei tagli, infatti, la consapevolezza che nel 22 su circa 70mila posti a disposizione ne sono stati avviati circa 50mila. Per il CSV non si può ridurre tutto a una mera economia di numeri.