La seconda tappa della nuova campagna itinerante “Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” di Legambiente Veneto ha interessato, interessa Cologna Veneta e il fiume Fratta, un corso d’acqua afflitto da numerose problematiche e osservato speciale da Legambiente che farà tappa anche con la campagna nazionale #liberidaiveleni per il risanamento ambientale e il diritto alla salute nei territori dell’Italia inquinata.
I dati raccolti dai volontari di Legambiente sono fotografie puntuali di un tratto di fiume in quel momento per cui i risultati non sono estendibili in linea generale, ma consentono comunque di mettere in evidenza le possibili criticità.
Per il Fratta Garzone sono stati scelti 3 punti di campionamento: partendo da Cologna Veneta fino alla sua immissione nel Brenta vicino a Chioggia. Proprio il punto più a monte di Cologna Veneta ha fatto rilevare pesanti valori di conducibilità e carica di Colibatteri, che stanno ad indicare una scarsa depurazione dei reflui scaricati a monte (consorzio A.RI.C.A. del settore delle concia). In particolare, il valore di Escherichia Coli riscontrato nel fiume, pari a più di 24.000 unità batteriche in 100mL., è di quasi 5 volte quello consentito allo scarico di un depuratore (5000 UFC/100mL) e quasi 50 volte quello massimo consentito per le acque balneabili (500 UFC/100mL).
Il dato è ancora più preoccupante in quanto è risultato essere in linea con la serie storica decennale di analisi svolte da parte di ARPAV (pubbliche e disponibili su sito web). Dalle campagne di monitoraggio ARPAV emergono concentrazioni preoccupanti di alcuni noti inquinanti legati alla produzione industriale a monte di Cologna Veneta, ovvero PFAS (PFOA, PFOS) e Cromo VI, ma anche noti erbicidi legati alla produzione agricola, come il glifosate e il suo metabolita (AMPA), e il Metolachlor e il suo metabolita (Metolachlor ESA).
Meno preoccupante la situazione a valle sui punti di campionamento di Vighizzolo D’Este e Cavarzere, avendo il fiume quel minimo di capacità autodepurativa che gli consente di recuperare il pesante inquinamento a monte.
Dal punto di vista geomorfologico e biologico, si riscontra una scarsa naturalità del corso d’acqua e un carico antropico elevato (vegetazione banale, presenza di rifiuti e/o costruzioni impattanti attorno ai punti di campionamento).
Insomma, se dovessimo giudicare dalla “fotografia” scattata, il Fratta non gode certo di ottima salute. E questo diventa anche un appello per sensibilizzare tutti sulla sempre più attuale questione ambientale. Il rispetto, dov’è finito?
Il Fratta, come confermato dai rilevamenti della campagna Operazione Fiumi, è un fiume in sofferenza sotto tutti i punti di vista e deve essere un “sorvegliato speciale” che non deve essere abbandonato ad un destino di canale collettore di reflui, ma deve essere tutelato a partire da una efficace depurazione dei reflui degli insediamenti produttivi che qui recapitano, fino al suo recupero in termini di naturalità e quindi di capacità autodepurativa.
A settembre inoltre saranno disponibili anche i dati di monitoraggio del Glifosate, che saranno restituiti assieme ai risultati complessivi della campagna Operazione Fiumi, prima della conclusione del progetto.
A fronte di una simile situazione Legambiente rivolge un appello al Ministero della Transizione Ecologica e alla Regione Veneto chiedendo di concentrarsi su tre azioni prioritari: accelerare le bonifiche delle falde, delle acque superficiali (a partire dal Fratta Gorzone) e del sito della Miteni ancora oggi in forte ritardo, definire i limiti nazionali stringenti rispetto a queste sostanze inquinanti che portino all’eliminazione graduale dei PFAS nei processi produttivi e affrontare concretamente l’annosa vicenda del collettore Arica. Per questo oggi Legambiente ha organizzato alle ore 17.15 in piazza del Mandamento, a Cologna Veneta, una presentazione pubblica sullo stato di salute del Fratta Gorzone con i dati del monitoraggio realizzato dall’associazione, seguita da un flash mob di protesta #liberidaiveleni #basta PFAS per mantenere la massima attenzione sul tema e sul problema delle acque contaminate, in un giorno doppiamente particolare visto che si celebra anche il X anniversario del referendum sull’acqua bene comune.
“Purtroppo – spiega Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – siamo di fronte ad un territorio che deve ancora chiudere i conti con il grande problema dell’inquinamento da PFAS, senza questo fondamentale passo sarà davvero difficile partecipare anche territorialmente alla ripresa del Paese in chiave di transizione ecologica ed accedere alle risorse del NGEU. In questi anni la portata dell’inquinamento da PFAS è stata sottovalutata e il pessimo stato di salute in cui versa il fiume Fratta Gorzone ne è l’ennesima testimonianza. Per questo oggi torniamo a ribadire l’urgenza di intervenire subito e in fretta sia a livello nazionale sia a livello regionale e tra le prime cose da fare c’è senz’altro quella di stabilire al più presto limiti stringenti che portino all’eliminazione graduale dei PFAS nei processi produttivi”.