Eataly Art House presenta, in questi mesi, la seconda edizione del premio E.ART.H.
pensato per promuovere la creatività delle giovani generazioni, l’arte contemporanea e la
riflessione su temi di attualità.
L’iniziativa è presieduta da una giuria composta dalla vicepresidente di E.ART.H. Foundation, Chiara Ventura, dall’artista e fondatore di Cittadellarte, Michelangelo Pistoletto, dal direttore artistico di illycaffè, Carlo Bach, dalla gallerista Michela Rizzo e dal duo di curatori del museo Hamburger Banhof di Berlino, Sam Bardaouil e Till Fellrath.
Il risultato della selezione (proposta al pubblico nella sede di Eataly Art House fino ad agosto, con ingresso libero) premia i linguaggi sperimentali di dieci figure emergenti dell’arte a livello internazionale.
Premio E.ART.H., seconda edizione
Vincitrice del premio E.ART.H. 2024 è l’artista altoatesina Judith Neunhäuserer con il video “Can’t you feel the heat wave, darling?”. La narrazione mescola “arti visive, cultural studies, saperi scientifici e pratiche spirituali” e immortala, con un drone e in un ambiente lontano dalla civiltà (l’oceano Artico), una tranquilla cena al lume di candela, a base di hamburger e vino, su un gommone.
Affronta, invece, sentimenti primordiali che scaturiscono dal rapporto con la Terra “Offerings of Soil. Offerings of Mud” (del giovane progettista polacco Adam Bialek) creata con biomateriali, terriccio e scarti.
L’analisi artistica prosegue con il corpo umano concepito come strumento comunicativo. Nella performance video “Water Traces”, Alice Capelli congela resti organici in sfere di ghiaccio e li offre alla natura gettandoli nei Navigli. Due artiste della selezione esprimono la loro arte con la voce, mezzo terapeutico e politico. Nell’installazione multimediale “Echolocations” (della svizzera Lara Damaso) il viaggio visivo è ambientato nella cornice incontaminata delle Alpi mentre nel video “Self-reversing: ripasse e ripasse” (della russa Olga Kozmanidze) performance e musica si fondono per svelare testi trascritti al contrario.
Ancora racconto visivo, ma questa volta onirico, per la giovane fotografa italiana Francesca Macis che, nel suo lavoro “Il giorno in cui si spense il sole”, propone un sole inquietante e definitivamente spento in una notte innaturale, estranea e destabilizzante. Recupera l’esigenza di far leva sulla responsabilità individuale l’installazione “Alofite Ibride” di Vittoria Mazzonis. L’opera, attraverso nuove identità ibride (naturali e tecnologiche insieme), accende l’interesse sull’ecosistema della laguna veneta.
Passato e futuro della nostra specie sono le fonti d’ispirazione per Francesco Pacelli. La sua “Termo servo aero elettro-magneto elasticità” (sovrapposizione materica in metallo, resina e pigmenti) è concepita come esplorazione di nuove possibilità costruttive.
Rilegge, invece, l’impatto umano sulla natura, in una perenne condizione di precarietà, “Calm Blood” (collage misto a pittura digitale di Lucia Simone) mentre l’utilizzo di materiali sostenibili è fondamentale per Lorenzo Zerbini. Nella sua opera “Amphibia” (creata con
rami, radici, bioplastica e stampa) si guarda metaforicamente a un sistema naturale continuamente mutevole e spesso disorientante.
Gli obiettivi della manifestazione
Nel loro insieme gli spunti offerti dal premio E.ART.H. esplorano le consuetudini con le quali le persone, attraverso la visione, interpretano e comprendono i riti e i simboli del mondo attuale.
Con vari ausili visivi e sonori (performance, video, scatti fotografici e racconti pittorici) la manifestazione prova, quindi, a far luce sulla diffusa indifferenza verso le questioni legate alla sostenibilità indagando nuove strategie di rispetto dell’ambiente.